Zombi Blues | Stanley Péan

Gialloliva | Trasmessa il: 03/15/2010


    Montréal, nel Québec, anche grazie alla comune francofonia, è da tempo una sede elettiva dell'emigrazione haitiana: vi è insediata, di fatto, la più ampia comunità all'estero di cittadini dell'infelice repubblica caraibica. È in questo ambiente che è cresciuto e opera Stanley Péan, che, nella sua vasta opera di autore e pubblicista, si è sforzato di tenere in vita le tradizioni del paese natale, innestandole sui costumi e sullo stile di vita dei suoi compagni di esilio. Il tentativo è particolarmente evidente in questo Zombi Blues, che esprime fin dal titolo la volontà di esplorare il terreno di incontro delle due culture in cui è vissuto, mescolando l'eredità afroamericana dell'America del Nord, di cui il jazz è l'espressione canonica e riconosciuta, e il folclore haitiano, visto anche nelle sue manifestazioni più estreme e inquietanti. Questi elementi si fondono, in particolare, nel personaggio di Gabriel, che da bambino, a Port au Prince, è stato strappato dal seno della madre ferita a morte ed è stato allevato come un figlio da una coppia di diplomatici canadesi. La sua, tuttavia, non è stata una giovinezza felice e una volta raggiunta la maggior età ha lasciato il Québec, per New Orleans e New York, dove è diventato un jazzista famoso, un virtuoso della tromba riconosciuto e acclamato, anche se nella sua musica è presente una dimensione angosciosa, una sorta di disperazione lancinante che rimanda, forse, ai fantasmi e agli incubi che popolano l'inconscio collettivo del suo paese di origine. Di fantasmi e di incubi, del resto, è piena anche la sua mente, dall'ossessione per un fratello adottivo morto da ragazzo a quella, esplicitamente incestuosa, per la sorella. A Montréal, dove è tornato per il festival del jazz, la sua strada incrocia quella di Barthélémy Minville, che all'epoca era un'eminenza grigia del regime di Papa Doc, uno dei capi più tristemente famosi dei tonton makout, e adesso, nella metropoli canadese, persegue un suo delirante progetto, quale – ovviamente – non si può dire, sfidando con orgoglioso disprezzo le proteste e i tentativi di vendetta delle sue ex vittime e seminando attorno a sé morte e rovina. Incubi, morte e delirio, in realtà, sono le componenti principali di questo romanzo appassionante e violento, un'opera che non è possibile far rientrare del tutto nei limiti del genere, ma contamina il thriller con elementi di horror fantastico e di pulp allucinatorio, pur in una chiave che non si può definire altrimenti che lirica. È proprio questo ostinato lirismo, in realtà, che permette di accostarsi a un'opera che, senza di esso, naufragherebbe in una specie di Grand Guignol etnico, un romanzo non è facilissimo accettare di primo acchito, ma finisce con l'imporsi al lettore più riluttante. Una esperienza, in definitiva, che non ci si può negare.
15.03.'10
Stanley Péan, Zombi Blues (Id., 2007), tr. it. di Ester Borgese, "Fuorionda" – Tropea, pp.281, € 16,50