Zero | Frank Rizzo

Gialloliva | Trasmessa il: 03/14/2011


    C'è un piccolo mistero letterario, o almeno editoriale, attorno a questo romanzo, che la Giano presenta, in quarta di copertina come l'opera prima in anteprima mondiale “di un autore italo-americano”. Tanto per cominciare, la biografia dell'autore è espressa in termini sorprendentemente vaghi: Frank Rizzo “sostiene di essere nato a Phladelphia e di essere cresciuto a San Francisco”, dove “si sarebbe trasferito con la famiglia quando aveva dodici anni” e dove “a detta di qualcuno, non sarebbe raro incontrarlo nei bar di Downtown.” Per di più, “pare che nel 2008 abbia messo da parte una ventennale carriera di reporter di cronaca … per dedicarsi alla letteratura.” E poi dell'opera non è indicato né il titolo originale né l'identità del traduttore. Verrebbe fatto di chiedersi, quasi quasi, se la definizione dell'autore come italo-americano vada presa nel senso corrente del termine. Tuttavia la Giano (o, meglio, la Neri Pozza) è una casa editrice seria e non dovrebbe fare certi scherzi ai lettori.
    La cosa, tuttavia, non ha una grandissima importanza. Chiunque lo abbia scritto (e in qualsiasi lingua), Zero è un romanzo che merita di essere letto. Lo merita, soprattutto, per la sua sobrietà: la storia di D.G.M. Stone (in cui il D.G.M., lo crediate o no, sta per Duccio Giovanni Maria, e pensate voi quanto si possa storpiare il nome di Duccio in bocca americana), reporter di nera del "Courier” di San Francisco, che, grazie al rapporto confidenziale con il capitano della polizia di cui è amico d'infanzia, segue le indagini sull'assassinio di un importante uomo d'affari gay con qualche addentellato politico e incappa, quasi senza accorgersene, nell'attività di una organizzazione fondamentalista che sta progettando l'assassinio del Presidente USA, di prossima visita in città, è raccontata per quel che è, senza tutti i fronzoli e le ridondanze ormai invalse nel giallo contemporaneo. Siamo di fronte, di fatto, a un autentico e raro esempio di hard boiled, che non a caso – credo – è ambientato nella città in cui l'hard boiled è nato, negli anni '20 del secolo scorso, e dove ne è fiorito, in tempi più recenti, un interessante tentativo di rivisitazione (la “scuola di San Francisco”, appunto, di Bill Pronzini e Colin Wilcox). L'autore, è poco ma sicuro, conosce bene la città e conosce bene anche le convenzioni del genere, che sa utilizzare con sapiente disinvoltura. Ci sono tutte, di fatto: il protagonista è un duro solitario, un po' meno sentimentale di quello cui siamo abituati, ma insomma, il suo rapporto con la moglie separata e quello con l'amico poliziotto sono da manuale, come da manuale sono le scene nei bar e quelle in cui un certo numero di bellissime donne, per motivi imprecisati, sentono l'impulso irresistibile di cadergli tra le braccia: una di esse, naturalmente, si rivelerà per una lady molto più dark di quanto personaggio e lettori possano sospettare. Viene applicata con un certo scrupolo anche l'aurea norma vigente nella redazione di “Black Mask”, per cui quando la trama rischia di impantanarsi è opportuno far entrare senza preavviso nella stanza uno o due loschi figuri con le pistole spianate. Tutto ciò, tuttavia, non significa una ricostruzione pedissequamente archeologica a base di motivi noti o un banale pastiche di temi hammettiani: non ci possono essere dubbi sul fatto che la San Francisco di cui si parla sia quella di oggi, con le sue contraddizioni, il suo fascino un po' demodé e il suo mix di tolleranza liberal e fondamentalismo retrivo. Ci sono supense, senso del ritmo e ronia quanto basta: che cosa si può volere di più? Be', forse qualche informazione di più sull'autore, ma non si può volere tutto.
14.03.'11
Frank Rizzo, Zero, "nerogiano" – Giano (Neri Pozza Editore), pp. 265, € 16,50