Di Qiu Xiaoling, era apparso in Italia, un paio di anni fa, La
misteriosa morte della compagna Guan, un libro accolto allora con parecchio
interesse, trattandosi del primo vero thriller cinese contemporaneo
e dell’opera di un autore che, anche se ormai vive all’estero (insegna
letteratura negli Stati Uniti) e pubblica direttamente in inglese, era
indubbiamente più qualificato a dare un ritratto in noir di quel
paese di quanto non fosse, per esempio, un inglese cosmopolita come Peter
May, cui eravamo costretti in precedenza ad affidarci per conoscere le
ultime novità criminali di Pechino e dintorni. Quel romanzo, tuttavia,
soffriva, come capita talvolta ai prototipi di quel genere, di un eccesso
di spirito documentario: nel raccontare al lettore occidentale dei complicati
slalom dell’ispettore Chen Chao della polizia di Shangai tra indagini
criminali e intrighi di partito, l’autore era costretto un po’ troppo
spesso a soffermarsi per illustrare usi, infamie e costumi della Cina di
Deng Xiaoping e il risultato finiva per essere, con rispetto parlando,
un po’ tedioso. Il problema, naturalmente, si pone anche in questa
opera seconda, ma Qiu Xiaoling riesce a dribblarlo con un semplicissimo
espediente narrativo: essendo Chen Chao incaricato di fare da chaperon
a una bella collega americana, venuta in Cina per prendere in consegna
la testimone chiave in un grosso caso di malavita organizzata, le spiegazioni
vengono, di necessità, incorporate nella trama e diventano parte della
dialettica tra i personaggi, il che, vi assicuro, fa una bella differenza.
E naturalmente la Shangai dei giorni nostri, una metropoli in vertiginosa
trasformazione, in cui i nuovi valori – se vogliamo chiamarli così –
dell’economia di mercato si scontrano in ogni momento con la tradizione,
intendendo per tale l’ortodossia socialista e i residui del maoismo e
della Rivoluzione culturale, è la sede ideale per ambientarvi un bel giallo,
anche considerando la spiccata disponibilità del nostro genere preferito
a render conto delle fasi di evoluzione e di crisi. Ma non lasciatevi
tentare da una lettura troppo sociologica: Visto per Shangai è un
romanzo che si regge benissimo per conto suo, con dei personaggi solidi
e una trama ben costruita, due elementi senza i quali non c’è ambientazione,
pur interessante, che tenga. Vi scoprirete, in più, che la Cina è
l’unico paese al mondo in cui il romanticismo abbia ancora diritto di
cittadinanza, e cosa potreste volere di più?
10.01.’05
Qiu Xiaoling, Visto per Shangai (A Loyal Character Dance, 2002), tr. it. di Paola Vertuani, "farfalle" – Marsilio, pp. 357, € 16,50