Parlavamo, nelle scorse settimane, di “mattoni”, di volumi – cioè –
capaci di impressionare l'aspirante lettore già in libreria con la loro
mole e il numero delle pagine. In questo campo, il record stagionale
è detenuto senza dubbio dall'ultimo romanzo di Ken Follett, che supera
ampiamente le 1350, ma, per fortuna, non si tratta di un giallo e in questa
sede siamo autorizzati a ignorarlo. Appartiene invece a pieno diritto
al nostro genere preferito questo Uomini che odiano le donne di
Sieg Larsson, prima parte di una trilogia che il suo autore, un brillante
giornalista di assalto svedese, ha dedicato al mondo della stampa economica
e delle indagini riservate e che è riuscito a completare appena prima della
sua prematura scomparsa. È un romanzone di 676 pagine, in cui si
racconta di come Mikael Blomkvist, un giornalista altrettanto brillante
del suo creatore, del quale è probabilmente una incarnazione, si faccia
incastrare da una falsa fonte, venga condannato per diffamazione ai danni
di un potente capitalista locale e, nella necessità di sparire momentaneamente
dalla circolazione, si lasci convincere ad accettare un incarico assai
poco promettente, quello di scoprire, se ci riesce, che fine abbia fatta
l'amatissima nipote di un altro pezzo grosso dell'industria e della finanza
svedesi, scomparsa senza lasciare traccia di sé quarant'anni prima, a sedici
anni di età. La situazione, dal punto di vista del giallista esperto,
è ancora meno promettente dell'incarico, nel senso che le indagini nel
passato, nonostante i loro illustri precedenti (si tratta di un genere
prediletto dalla stessa Agatha Christie), tendono a essere irrimediabilmente
noiose, ma questa volta non è vero. Tanto per cominciare, i primi
tre quarti del romanzo, in cui il protagonista indaga effettivamente nel
passato, sulle carte e sui rapporti di polizia superstiti, servono soprattutto
a dare una descrizione straordinaria di una famiglia allargata di grandi
industriali – una specie di Buddenbrock svedesi contemporanei – ciascuno
dei cui componenti ha la sua dose di misteri da nascondere. Poi Blomkvist
non agisce da solo: al suo fianco, da un certo punto in poi, c'è Lisbeth,
giovanissima hacker di impostazione strettamente punk, la cui presenza
dà tutto un altro aspetto alla storia. E poi, verso pagina 450, il
protagonista è fermo sulla riva del mare a meditare sul poco che è riuscito
a scoprire quando qualcuno si mette a sparargli addosso, per cui capisce
che forse ha scoperto qualcosa di più di quanto non creda e la narrazione
prende un piglio assolutamente spedito, fino a un sottofinale da sballo
e a un finale assolutamente imprevedibile. Il fatto è che Larsson
ha una grande capacità di coinvolgere il lettore, nonostante la lentezza
di ritmo che le dimensioni e il genere dell'opera inevitabilmente comportano.
La sua è una descrizione assolutamente realistica del mondo svedese
contemporaneo, del quale mette a nudo non poche magagne, e al tempo stesso
un'analisi delle sue origini, che non trascura il problema, già affrontato
dall'ultimo Mankell, del filonazismo della Svezia prebellica. Un
gran bel romnzone, insomma, da affrontare senza lasciarsi impaurire dal
numero delle pagine.
26.11.'07
Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor), tr. it. Carmen Giorgetti Cima, "Farfalle" – Marsilio, pp. 676, € 19,50