La famiglia, si sa, è un’istituzione
in crisi perenne e non è facilissimo, in questa età di divorzi facili e
di separazioni sempre immanenti, arrivare, giorno dopo giorno, a festeggiare
il venticinquesimo anno di matrimonio, toccando quell’anniversario che,
una volta, poeticamente si definiva delle “nozze di argento”. D’altra
parte, se non è facilissimo, non è neanche un’impresa insuperabile, di
quelle che additano chi ci è riuscito all’ammirazione universale e all’applauso
delle masse. Diciamo che tutti, pur che dispongano di quel po’ di
accortezza e di quel minimo di fortuna che servono a evitare i passi falsi
le trappole che costellano l’iter matrimoniale, possono arrivarci benissimo
e non meritano, per questo, particolari elogi e diplomi.
Eppure
io e mia moglie, che a quella scadenza ci stiamo rapidamente avvicinando,
un diploma l’abbiamo ricevuto. Ci è giunto, un paio di mesi fa,
in busta chiusa del Comune di Milano, ufficio dell’Assessore ai Servizi
Civici, ingenerando sulle prime quel tanto di ansia e preoccupazione che
desta sempre l’arrivo di una busta ufficiale, che, se non è una multa
o una tassa arretrata da pagare, di qualche grana il più delle volte è
foriera. Invece c’era dentro, appunto, un diploma: un elegante diploma
in carta uso pergamena, con una bella cornice floreale a colori, in cui
si annuncia, con burocratica precisione, che i Coniugi Carlo Giovanbattista
e Giuseppina Maria Angela Oliva celebrano nell’anno 2001 le nozze d’argento,
25 Anni di Amore (con due A maiuscole), e che il Sindaco di Milano, Gabriele
Albertini e l’Assessore Giancarlo Martella “confermano il loro matrimonio”.
Segue quella che a prima vista sembra la firma autografa del sindaco,
ma che a un esame più approfondito risulta essere un banale pseudochirografo
a stampa.
Ci
siamo restati, ve lo confesso, un po’ lì. Ignoravamo del tutto che
un matrimonio, sia pur dopo un quarto di secolo, dovesse essere confermato
dal sindaco e dall’assessore ai servizi civici. È un’ipotesi,
lo ammetterete, vagamente inquietante: in fondo, chi conferma potrebbe
benissimo non confermare, ove gli sembrasse per qualche verso opportuno,
e cosa sarebbe successo se quei due signori avessero deciso in tal senso?
Ci saremmo trovati divorziati d’ufficio? D’altra parte, quel
documento non si presenta con l’aspetto ufficiale di un certificato, di
una carta da conservare tra i documenti di famiglia insieme all’estratto
dell’atto di nascita e al tesserino dell’attribuzione del codice fiscale.
L’impostazione grafica, il tipo di carta su cui è stampato e la
scelta dei caratteri ne fanno, con ogni evidenza, un diploma, un riconoscimento
con finalità elogiative, di quelli che normalmente si vedono, più
o meno lussuosamente incorniciati, sulle pareti degli studi professionali
e delle botteghe artigiane. Analoghi attestati di merito spettano
a chi ha ottenuto un titolo di studio, o ha presentato alla mostra agricola
il vitello fassone più grasso, o ha frequentato con maggiore o minore profitto
il corso professionale della Camera di Commercio per il trattamento estetico
del capello. Sembra affatto evidente che sindaco e assessore si aspettano,
ove mai decidessero di far visita alla nostra modesta dimora, di trovarlo
appeso in salotto.
Be’,
ci dispiace, ma, in entrambi i casi, non siamo d’accordo. Dalle
autorità cittadine non desideriamo né delle conferme che non sono tenute
a dare, né degli encomi che, considerata la provenienza, non hanno per
noi nulla di lusinghiero. Apparteniamo alla categoria di coloro per
cui il matrimonio non è né un corso né un concorso, ma una faccenda personale
che desideriamo resti il più possibile tale.
In
particolare, non ci lusinga affatto l’idea che sindaco e assessore sperperino
i magri fondi che si ritrovano in bilancio per quella che, in ultima analisi,
è una semplice operazione pubblicitaria. Quando si tratta di sventolare
il proprio nome, si sa, i signori della Giunta non si lasciano sfuggire
un’opportunità che sia una, nemmeno – evidentemente – le ricorrenze
matrimoniali dei cittadini. È un’occasione come un’altra per fare
la ruota. Non a caso quel loro ridicolo attestato non è firmato semplicemente
dal sindaco e dall’assessore, figuriamoci, ma dal Sindaco Gabriele Albertini
e dall’Assessore Giancarlo Martella, adeguatamente maiuscolati ed evidenziati.
Se lo meritano, d’altronde: sono tanto bravi, si occupano proprio
di tutto, si ricordano persino delle vostre ricorrenze personali... non
dimenticate, alla prossima occasione elettorale, di confermargli la vostra
fiducia.
Naturalmente,
quel gesto di autopromozione, può essere meno innocuo di quanto sembra.
Non parlo per me, ma non è affatto escluso che non possa far venire
in mente a qualcuno l’idea di sottrarsi a quelle attenzioni indesiderate
con un bel divorzio lampo. Mia moglie, che non ha affatto gradito
l’idea di essere individuata con un secondo e terzo nome proprio che non
è solita usare, ma senza il cognome che il diritto di famiglia, pure, le
riconosce, ha già fatto un accenno in tal senso. Personalmente, sono
molto preoccupato. La vita di coppia è già abbastanza complicata
perché non ci debba ficcare il becco anche il sindaco.
14.10.’01