L’ispettrice Petra Delicado, l’ormai celebre personaggio di Alicia Gimenez-Bartlett, sta manifestamente invecchiando.  Giunta al suo sesto romanzo (che è uscito qualche mese fa, ma non me ne avrete se ve ne parlo soltanto adesso), manifesta tutti i sintomi più sgradevoli della mezza età: è sempre di cattivo umore, nervosa, incapace di tenere sotto controllo le proprie inquietudini e si sta così conquistando, tra i colleghi della squadra omicidi di Barcellona, una solida fama di bisbetica.   riuscita a uncinare un fidanzato che è dai tempi di Giorni da cani che non se ne vedeva uno così, ma non riesce a godersi la relazione.  Ha una pupilla, una giovane agente dei vigili urbani, che partecipa alle sue indagini e la considera un modello di vita e comportamento, ma si sorprende a invidiarne la giovinezza e la vitalità.  In pratica, non fa altro che parlare di felicità con il vice ispettore Garzón e a cercare di consolarlo della scoperta di avere un figlio gay: del caso che le è stato affidato, che ha a che vedere con l’uccisione di certi romantici vagabondi e sfocerà nella scoperta di un vasto giro di truffe ed estorsioni, si occupa molto di malavoglia e, se i risultati alla fine non mancano, non è neanche chiarissimo come ci arriva.  Il fatto è che, come avrete capito, un’autrice che aveva cominciato la sua carriera novellizzando piacevolmente delle sceneggiature da telefilm, ha ormai ceduto al temibile fascino della letteratura e quelli che erano dei simpatici gialli “normali” stanno diventando delle opere sempre più ambiziose sul piano ideologico, se non su quello della trama e della scrittura.  Del resto sappiamo tutti che la scena letteraria spagnola, in un certo senso, è ormai libera: il fatto stesso che uno dei personaggi minori abiti a Vallvidrera dovrebbe destare più di un sospetto nel lettore esercitato.  Per ora, bisogna ammettere che il gioco riesce.  Tutto sta a vedere se all’autrice e ai suoi personaggi basteranno le forze.

22.11.’04