Telespettatori armati

La caccia | Trasmessa il: 06/07/2009


    Degna di una certa attenzione – mi sembra – è la fotografia con cui “La Repubblica”, in prima pagina, il “Corriere della sera”, in seconda, il “Manifesto” in quarta e quinta, e parecchi altri giornali in Italia e all'estero hanno illustrato, venerdì, i loro servizi sul discorso cairota del presidente Obama. Raffigura, per citare la didascalia del “Corriere”, due “miliziani di Hamas” che seguono quell'allocuzione in TV “in una base del campo profughi di Rafah” e si fa notare soprattutto perché i due sono vistosamente incappucciati e dotati di evidentissimi Kalashnikov: una mise tanto poco plausibile per la situazione da far sorgere fortissimo il sospetto che non si tratti di un autentico documento di cronaca, ma di una foto finta, nel senso di realizzata in studio con soggetti in costume. A me, in effetti, ha fatto venire in mente un'altra immagine che fece il giro del mondo non ricordo bene se nel '72 o nel '73: ritraeva un gruppo di hippies anch'essi davanti al televisore, nella loro comune californiana, intenti a seguire il discorso con cui Nixon annunciava il disimpegno americano in Vietnam. Il concetto, ieri come oggi, era quello per cui anche i nemici dichiarati non sono indifferenti alle proposte presidenziali. E sì, anche quella sembrava (non a torto, come si seppe in seguito) una illustrazione “costruita” in studio, ma certo era più verosimile di quella di oggi. Capirete: anche i militanti islamici radicali possono voler seguire l'informazione politica, ma non c'è motivo per cui, di fronte al televisore, debbano calarsi il passamontagna sugli occhi e impugnare il Kalashnikov, come se, per eliminare eventuali notizie sgradite o commenti fastidiosi bastasse sparare una raffica contro lo schermo e quanto al problema di non essere riconosciuti, perché a questo servono i passamontagna, è ovvio che basterebbe, a tal fine, non invitare un fotografo. Gli hippies di Nixon erano dei normalissimi hippies, come li vedeva l'immaginazione popolare di allora – capelli lunghi, camicioni e così via, – i miliziani di Obama sono dei miliziani mascherati e armati, il che fa una bella differenza.
    Naturalmente il problema sta appunto qui. Nell'immaginario popolare di oggi, perlomeno in quel tipo d'immaginario che il sistema dell'informazione tende a imporci, i militanti islamici disarmati e a volto scoperto, semplicemente, non esistono. Per la visione corrente se uno è di Hamas non si toglie il cappuccio neanche in bagno e si porta dietro il mitragliatore anche quando sta con la fidanzata. Non si possono considerare costoro come delle persone normali, con le loro idee, quali che siano, i loro ideali e la loro vita, in cui avrà un posto, come nella vita di tutti, oggi, anche la TV: devono essere soltanto dei terroristi, delle macchine di morte, degli incappucciati con il Kalashnikov. Raffigurandoli in quel modo si esprime, più radicalmente che attraverso qualsiasi argomentazione, la sfiducia nella possibilità di trattare con loro e si dà – tra parentesi – del dissennato a un presidente che si prende la briga di prendere in considerazione i loro punto di vista. È una conferma delle tesi sullo scontro di civiltà, un avallo alla posizione di Netanyahu e soci, nonché un modo per dichiarare, proprio mentre si riferisce della circostanza “storica” di un'apertura di dialogo dell'America all'Islam, che sì, sono belle parole, ma in realtà non ci si crede.
    Poi, naturalmente, l'immagine è icastica e pittoresca, la foto viene da una agenzia seria (la AP) e finiscono per pubblicarla un po' tutti, anche quelli del “Manifesto”. Sono cose che capitano. Resta il fatto, tuttavia, che il vero scoop sarebbe quello di scoprire chi ha avuto l'idea di farla scattare.

    07.05.'09