Tè per un cammello | Jaroslaw Mikolajevski

Gialloliva | Trasmessa il: 02/13/2006



Avrete imparato, dopo tutti questi anni, che le contaminazioni tra i gialli e la letteratura impegnata non sono esattamente la mia passione, non perché mi consideri un purista o detesti le contaminazioni per partito preso, ma semplicemente perché ritengo che una delle caratteristiche più preziose del nostro genere preferito sia la sua capacità di porsi come oggetto di intrattenimento e che, di solito, i giallisti che hanno cercato di prescinderne non sono riusciti che a produrre delle opere bestialmente noiose.  Certo, ogni tanto succede  il contrario, nel senso che arrivano un Gadda o un Dürrenmatt a far propria, per fini affatto personali, questa o quella convenzione del mystery e nessuno può trovarci niente da ridire.  Personalmente non ritengo che né il Pasticciaccio né La promessa siano dei gialli veri e propri, ma questo è solo un problema di definizioni e non è il caso di perderci del tempo.
        Un po’ diverso è il caso di questo Tè per un cammello di Jarosaw Mikoajewski.  L’autore, che è sicuramente un letterato di tutto rispetto, visto che nel suo paese è considerato uno dei poeti più importanti sulla piazza ed è, come se non bastasse, un italianista di primo piano (ha tradotto, tra gli altri, Dante e Camilleri) ha scelto, per il suo debutto nella narrativa, il genere giallo, che in Polonia, mi dicono, sta godendo una stagione di straordinario successo, e ci si è impegnato davvero a fondo.  In effetti, sembra che sia riuscito a gabbare pubblico ed editori spacciando la sua opera, in una prima edizione a puntate su un quotidiano, per la traduzione di quella di un ignoto maestro dell’hard boiled statunitense.  Questo ha comportato, si capisce, la necessità di rinunciare a un’ambientazione nazionale (che è la risorsa più facile cui possano attingere gli scrittori di un paese in cui il genere è una novità) e di utilizzare un certo numero di stereotipi radicati nella tradizione anglosassone, ma la cosa non significa che il romanzo sia un thriller convenzionale, nobilitato, al massimo, da una patina di superiore dignità letteraria.  La storia del detective McCoy (nel cui nome non è difficile riconoscere l’omaggio a uno dei maestri del noir), che scacciato per alcoolismo dalla polizia del suo paese – non si dice quale – si improvvisa investigatore privato, si installa nella biblioteca momentaneamente lasciata libera da un noto cultore delle lettere italiane e si imbatte in una serie di casi abbastanza grotteschi, per scoprirsi manovrato in un qualche modo dai suoi ex colleghi prima e da una organizzazione misteriosa poi, riesce a combinare il rispetto dei canoni gialli con quello di una tematica tipicamente centroeuropea, senza cascare né nel pastiche né nella parodia.  Certo, è un libro che richiede, per essere affrontato, un minimo di impegno critico, ma si rivela, alla prova della lettura, assai stimolante.  Se riuscite a mettere le mani sul volume, che è stanpato, ahimè, da una piccola casa editrice di Udine, non dovreste proprio pentirvene.

13.02.’06

Jaroslaw Mikolajevski, Tè per un cammello (Herbala dia wielblada, 2004), tr. it. di Silvano De Fanti, "oltre" – Forum 2005, Editrice Universitaria Udinese, pp. 117, € 14, 00