Sole di fuoco | Stefano Di Marino

Gialloliva | Trasmessa il: 11/05/2007



Saprete tutti, ormai, che ho un debole per i romanzi di Stefano Di Marino.  È un autore che la critica, in genere, tratta con un certo sussiego, un po’ perché ha cominciato a scrivere, sotto pseudonimo anglosassone, nelle collane da edicola (è sua la serie del “Professionista”, firmata Stephen Gunn per “Segretissimo”), un po’ perché il sottogenere di cui si occupa, quello spionistico avventuroso, è considerato, di solito, piuttosto trash e queste cose, in Italia, contano ancora.  Ma si tratta, al di là di ogni possibile contestazione, di uno dei pochi veri professionisti di cui dispongano le patrie lettere, di uno scrittore capace di organizzare, a partire da un materiale affatto convenzionale, delle macchine narrative assolutamente straordinarie.  Certo, il prodotto è dichiaratamente di consumo e viene proposto all’insegna del puro disimpegno, senza preoccupazioni di ordine ideologico o ambizioni di altro genere, ma vale sempre la pena, quando capita, di perdesi in uno di questi perfetti meccanismi di intrattenimento.  E poi il ragazzo, che ha all’attivo – ormai – qualche decina di romanzi, sa indubbiamente scrivere.  Personaggi e situazioni non saranno il massimo della originalità, ma il problema, si sa, è quello di come li si mette insieme.
        Sole di fuoco si presenta, da un punto di vista formale, come il seguito del precedente Ora zero, da cui riprende i personaggi di Bruno Genovese, agente anziano della Divisione Sicurezza Europea, immaginaria agenzia di controspionaggio con sede a Bruxelles, e dei suoi colleghi e avversari.  Il problema, questa volta, è quello di garantire che nessun intervento malevolo pregiudichi quelle forniture energetiche dall’Asia Centrale di cui l’Unione Europea ha disperatamente bisogno.  Coinvolti nell’intrigo, naturalmente, sono il Comitato, la misteriosa organizzazione segreta con cui Genovese e i suoi sono usi scontrarsi, e la Iena, temibile e ancor più misterioso terrorista internazionale.  Ma la situazione è ancora più complicata, perché, a quanto pare, l’Europarlamento ha deciso di privatizzare buona parte delle attività del DSE e questo provoca, all’interno dell’agenzia, in cyui tutti non sono esattamente entusiasti all’idea, una serie di mosse e contromosse che complicano incredibilmente la trama.  Di Marino non è certo un autore che lavori al risparmio: in ogni sua opera, Sole di fuoco compreso, c’è materiale per quattro o cinque romanzi e un dipanarsi delle scene di azione così rapido e articolato da dare al lettore un leggero senso di vertigine, del tipo di quello che si provava una volta salendo sull’ottovolante di Cooney Island.  Anche del numero dei morti ammazzati non ci si può lamentare: l’autore è appassionato di armamenti e, soprattutto, di arti marziali e non si lascia sfuggire un’occasione che sia una di esibire la sua competenza.  In 370 pagine, così, i defunti ammonteranno, all’incirca, al centinaio.  Ma il lettore non si lascia impressionare, perché sa che queste sono le convenzioni del sottogenere e che le convenzioni, dal punto di vista di uno scrittore creativo, si possono o eludere o esagerare.  In questo caso siamo decisamente dalla parte dell’esagerazione, ma il gioco in cui Di Marino eccelle è appunto quello di far sembrare qualsiasi eccesso perfettamente credibile (oltre che di inchiodare l’attenzione del lettore per le due o tre ore necessarie ad arrivare alla fine).  Provare per credere.

05.11.’07

Stefano Di Marino, Sole di fuoco, "Narrativa" – TEA, pp. 370, € 12,00