Scarpe azzurre e felicità | Alexander McCall Smith

Gialloliva | Trasmessa il: 02/04/2008



La signora Ramotswe, fondatrice e dirigente della Ladies' Detective Agency N. 1 di Gaborone, Botswana, cresce di statura narrativa di romanzo in romanzo.  Non tanto perché la sua agenzia, grazie ai suoi sforzi e a quelli della signorina Makutsi, assi­stente e segretaria, per non dire del signor Polopetsi, recentemente assunto in con­dominio con l'officina meccanica del signor Matekoni, debba risolvere casi sempre più importanti e prestigiosi.  Anche in questo Scarpe azzurre e felicità, in effetti, i pro­blemi che vengono sottoposti all'ineffabile trio sono di natura abbastanza modesta e casalinga: un medico che fa la cresta sulle ricette, la cuoca di un college che, a quanto sembra, tiene da parte per il marito i bocconi più ghiotti, qualcuno che, chissà come, se ne è accorto e la ricatta, un maldefinito clima di disagio tra i dipendenti del­la riserva  di Mokolodi...  nulla che quella potente organizzazione non possa affronta­re e risolvere agevolmente.  Anche la vita quotidiana dei personaggi scorre come sempre: la signorina Makutsi ha qualche difficoltà a gestire il proprio, recente fidanza­mento e vorrebbe comperarsi un paio di scarpe azzurre con i tacchi che sono mani­festamente troppo piccole per le sue estremità; il signor Matekoni non riesce a deci­dersi riguardo all'acquisto di una poltrona nuova, nel senso che ha un po' paura di cosa ne direbbe la moglie; i due apprendisti dell'officina sono sempre più indolenti e scioperati e quando trovano un cobra in ufficio cercano di eliminarlo tirandogli addos­so delle chiavi inglesi, cosa che nessuna persona di buonsenso, si capisce, farebbe mai.  Insomma, tutto regolare.   L'unica novità degna di questo nome è rappresentata dal fatto che la protagonista, che pure si sente del tutto a suo agio con la sua “corpo­ratura africana tradizionale”, ha deciso di mettersi a dieta e soffre, naturalmente, di tutti i mali che una tale decisione comporta.  Ma questo, come dicevamo, non le im­pedisce di crescere come personaggio: ormai è giunta a incarnare la coscienza criti­ca di tutta la sua comunità, anzi, in un certo senso, di tutto il Botswana, quella sorta di frammento idilliaco dell'Africa australe che Alexander McCall Smith, che deve ama­re molto quei luoghi, anche se oggi vive in Scozia, descrive romanzo dopo romanzo con sempre maggiore compartecipazione emotiva.  Il Botswana, sembrano dirci au­tore e personaggi, non sarà niente di speciale in sé, ma è un posto tranquillo e ragio­nevole, in netto contrasto con la miseria e la confusione di quasi tutto il resto del con­tinente, nel quale brilla come una luce di, pur sommessa, speranza.  La signora Ra­motswe lo sa benissimo e non cessa mai di agire, nei suoi limiti, perché le cose con­tinuino ad andare così.  E l'autore contribuisce con una scrittura sempre più godibile, un gusto sottile per una quotidianità appena appena velata di esotico (certe volte sembra più esotica la Edimburgo di Isabel Dalhousie) e persino una vena sottile di poesia.  Insomma, di tutti i romanzi della serie, questo è probabilmente il migliore, voi sapete già che non bisogna lasciarsi scoraggiare dagli strilli di copertina sulla “Miss Marple africana” e simili e, datemi retta, non lasciatevelo scappare.

04.02.'08
Alexander McCall Smith, Scarpe azzurre e felicità (Blue Shoes and Happi­ness), tr. it. di Stefania Bertola, "Narratori della Fenice" - Guanda, pp. 249, € 14,50