Scandali

La caccia | Trasmessa il: 02/07/1999




Vittorio Messori, che credo sia, oltre che uomo pio, uno scrittore di una certa fama, commenta sul Corriere della sera di mercoledì 3 febbraio la notizia per cui, in vista dell’afflusso di pellegrini in Terra Santa in occasione del prossimo Giubileo, l’Autorità israeliana dei parchi ha deciso di costruire, nel lago di Tiberiade, una passerella sommersa pochi centimetri sotto il pelo dell’acqua, grazie alla quale, e dietro pagamento di una piccola somma, i fedeli potranno provare l’emozione di camminare sulle acque del lago, proprio come il Redentore.  La commenta riportando, in apertura, una barzelletta, che assicura diffusissima, a suo tempo, in sagrestie e conventi: quella in cui Scribi e Farisei, assistendo al miracolo in questione, commentavano che quel preteso Messia non sapeva neanche nuotare.  A me, che con conventi e sagrestie ho meno dimestichezza, di barzellette ne viene in mente un’altra, forse meno edificante, ma altrettanto innocua: quella in cui a San Pietro, o a San Tommaso, o a qualche altro discepolo che nel tentativo di imitare il Maestro finiva regolarmente a mollo, viene raccomandato di avere fede, molta fede…  e, soprattutto, di camminare anche lui sugli scogli.  Me la deve avere raccontata, tanti, tanti anni fa, un sacerdote che ogni tanto mi capitava di frequentare, a dimostrazione del fatto che quella di scherzare con i Santi, nonostante l’opposto parere in proposito del sagrestano del 1° atto della Tosca, è, pratica diffusa anche presso le persone meno sospette di preconcetti antireligiosi.
       Ma non è questo il punto, naturalmente.  Il dato interessante è che Messori, dopo aver osservato che “il gioco delle parti” pretenderebbe da un cristiano l’immediata espressione, di fronte a tale progetto, di quanta più indignazione possibile, decide di non indignarsi.   “Lo stracciarsi subito le vesti – osserva – connota, nel Vangelo, personaggi non troppo positivi.  Il gridare sempre allo scandalo non è fra le esortazioni della Scrittura, del Nuovo Testamento innanzitutto”.  E poi spiega che il cattolicesimo è, fra tutte le varianti cristiane, quella che incarna “il bisogno di vedere”: ben lungi dal condividere l’ideale protestante di “una fede ‘pura e dura’, tutta e solo basata sull’’ascolto della Parola’”, crede nei rituali, nel fasto liturgico, nelle processioni, tanto è vero che “è stato, nella storia, il maggior committente e ispiratore di arti come pittura, scultura e architettura”.   E poi Gesù si rivolgeva soprattutto ai semplici, una definizione che ben si addice a quanti pagheranno il biglietto per farsi anche loro una bella camminata sul lago.

       Avrà ragione lui, eh.  Magari insinuare che chi è ostile alla passerella sul lago dovrebbe esser nemico di Michelangelo e Raffaello è un po’ troppo, ma Messori avrà ragione lo stesso.  Io non sono certo dotato della competenza teologica necessaria per contestarlo.  Ho qualche vago ricordo di affermazioni evangeliche che, in merito di dar scandalo e di scandalizzarsi mi sembravano meno accomodanti, ma forse mi sbaglio.  L’oportet ut scandala eveniant, probabilmente, è stato abrogato con il passaggio della Messa all’italiano e l’invito di legare al collo di chi desse scandalo una macina da mulino per poi sprofondarlo nel mare si riferiva solo a certe precise categorie di scandalosi (c’entravano dei fanciulli, mi sembra).   E poi condivido il principio per cui stracciarsi le vesti e lanciare lamentazioni non serve mai a molto.  Quella notizia a me non mi ha scandalizzato per niente e anzi, vi assicuro, se mai mi capiterà di por piede sulle rive del lago di Tiberiade non mancherò di mettermi in fila per incamminarmi, buono buono, lungo la passerella.

       Però è strano questo fiorire di articoli di gente che non si scandalizza di questo o quell’aspetto del Giubileo (che, evidentemente, si potrà celebrare anche in Palestina e speriamo che siano in molti a decidere di farlo).  In questo momento non saprei farvi delle citazioni precise, ma le argomentazioni di Messori, vi assicuro, le ho già sentite delle altre volte a tutt’altro proposito.  Il concetto base è quello di ammettere che sì, l’Anno santo comporterà una quantità di aspetti non diremo poco edificanti, ma, certo, non rigidamente consoni alla natura religiosa dell’Evento.  Il pellegrinaggio, per molti, si colorirà di aspetti turistici; su di essi fiorirà tutta un’industria di gadget e si scatenerà l’avidità di quanti, albergatori, ristoratori e simili cercheranno di trarne guadagno.  La Città Santa si troverà, dal punto di vista logistico, nei guai fino al collo; i diritti dei suoi abitanti, alcuni dei quali potranno bene non essere interessati all’evento, finiranno per essere in parte conculcati; il progetto di sospendere, nella fausta occasione, le libertà sindacali sta andando avanti benino, anche se se ne parla, poco e certi discorsi che riguardano il mondo dei media, cui si chiede, per l’occasione, una qualche speciale sensibilità puzzano un po’ di censura preventiva.  Ma non scandalizziamocene, perché al di sopra di queste miserie c’è una Realtà di ben altra Importanza.

       Allora, un articolo come quello che vi ho citato, che non si scandalizza di un fatto fin troppo evidentemente futile, dà un po’ l’impressione di chi mette le mani avanti.  Diciamo che ha il valore, pressappoco, di una profilassi, anzi, di una vaccinazione: cominciamo a non scandalizzarci di un evento da niente e così ci abitueremo a non scandalizzarci per quelli via via più importanti.  E resteremo perfettamente indifferenti, alla fine, di fronte a quella cosa scandalosissima che è il Giubileo in sé, che si fonda, in linea teorica, sul buon caro vecchio commercio delle indulgenze e comporta, in linea pratica, l’abdicazione della società laica di fronte alle necessità di un’invadente organizzazione religiosa.  Ma di queste cose, naturalmente, non scrive nessuno.


07.02.’99