Romanzo armato | Pierluigi Raccagni

Gialloliva | Trasmessa il: 03/26/2007


    Di un’opera che si intitola nientemeno che Romanzo armato e reca in copertina l’immagine della P38, il lettore è autorizzato, naturalmente, a diffidare. Ovvio infatti il sospetto che si tratti di una rievocazione di fatti ed eventi dei tragici anni ’70, e altrettanto ovvio il timore che l’autore, nel compierla, non sia riuscito a eludere una delle due alternative in cui sono finiti, a scelta, quasi tutti coloro che ci hanno provato, l’adesione acritica da una parte e lo sdegnato rifiuto dall’altra. Tanto più che la storia è, come si apprende dalla quarta di copertina, di ambientazione scolastica e l’autore, a sua volta, è presentato come insegnante di storia e filosofia nei licei, nonché ex collaboratore di “Re Nudo” e “Lotta continua”, il che non può non fare pensare a un punto di vista, diciamo così, reducistico, che, non so voi, ma molti, me compreso, tendono a considerare il peggiore possibile che si possa impiegare nel tentativo di dipanare le contraddizioni di quel complicato periodo storico.

    Tutti questi timori, tuttavia, sono abbastanza infondati. Il libro comprende, sì, un certo numero di rievocazioni (il movimento, le lotte, gli scontri, il caso Moro, l’omicidio di Fausto e Iaio…) viste dall’interno degli istituti scolastici con gli occhi di un protagonista in cui non mancano i tratti autobiografici, ma non c’è, in tutta la narrazione, né compiacimento, né zelo moralista. È evidente che il personaggio, tra una sbandata e l’altra, è riuscito ad attraversare gli anni di piombo senza illusioni e senza apriorismi, cogliendo, nel gran casino di allora, i motivi di speranza che vi ci si potevano trovare e sfuggendo al rischio di farsi sopraffare dal fumo delle ideologie e dei giudizi a priori. Ed è altrettanto evidente che l’autore è capace di guardare alle esperienze che stanno alla base della sua opera senza troppi sentimentalismi, con la necessaria dose di distacco e un po’ di ironia. Sin dalle prime pagine, dalla scena in cui il giovane prof. Cantoni ottiene la sua prima supplenza, su raccomandazione di un bidello di Lotta Continua, da un preside che ha trescato con l’Autonomia, ma adesso guarda con simpatia i socialisti di Craxi, si capisce che ci sarà anche da divertirsi. Certo, non ci sono solo rievocazioni né c’è solo divertimento: l’opera, dopo tutto, non è né un saggio, né un libro di memorie. È un romanzo, anzi, esplicitamente un thriller. Quell’insegnante, oltre a vivere le crisi tipiche della sua generazione, si troverà coinvolto in una brutta storia, la morte, apparentemente per overdose, di una studentessa e giungerà, ma solo molti anni dopo, a scoprire una verità conturbante. Ma trattandosi di un thriller, naturalmente, non è il caso di anticipare. Non lasciatevi impressionare dalla sobrietà (voluta) della scrittura, dal tono fin troppo pacato dell’esposizione, e vedrete che ne vale la pena.

    Romanzo armato è pubblicato in rete: potete scaricarlo, alla modica somma di € 4,75 dal sito www.lulu.com. Oppure, se preferite, potete richiedere una versione cartacea, che, stampata appositamente per voi, vi sarà inviata a domicilio per € 18,85. Comunque, se abitate a Milano e non avete grandissima familiarità con internet, dovreste trovare qualche copia già pronta alla Libreria del Giallo di via Peschiera 1 o alla libreria Odradek di via Principe Eugenio.

    Pierluigi Raccagni, Romanzo armato, Editore Lulu.com, pp. 223, € 18,85 (4,75)