Rebus | Henry Porter

Gialloliva | Trasmessa il: 04/11/2005




Non si può certo sostenere, con tutta la buona volontà, che Rebus, l’ultimo romanzo di Henry Porter, scrittore inglese di spy stories già noto in Italia per il precedente Una vita da spia, sia un libro di sconvolgente originalità.  Si tratta, anzi, di un’opera che ripropone in blocco le convenzioni del romanzo spionistico alla Le Carré e alla Forsythe, intrecciando a una trama base di tipo sensazionale, fondata sulla cronaca di questi nostri tempi difficili, un certo numero di futili intrighi ai vertici del Servizio Segreto britannico, tutti riconducibili, in ultima analisi, all’eterno problema del rapporto con gli odiati e amati “cugini” della grande Agenzia di oltreoceano.   Ma fa piacere, ogni tanto, incontrare un autore che non si lascia sopraffare dalle mode correnti (soprattutto se si tiene conto di quali siano le mode che corrono oggi) e nessuno potrà negare che Empire State, per restituirgli il titolo originale, sia un solido thrillerone, capace di imporsi con perentorietà sul piano dell’intrattenimento e di tenere agganciato il lettore fino alla fine nonostante la mole.  La storia di Isis Herrick, abile funzionaria del MI6, che, a onta degli sforzi di un gruppo di dirigenti particolarmente inetti, inesorabilmente convinti del fatto che un’agente donna non possa dedicarsi ad altro che alle indagini di routine, riesce a mettere in luce, praticamente da sola, un elaborato complotto internazionale, sventando un progetto terroristico capace di fare impallidire, al confronto, il ricordo dell’attacco alle torri gemelle, non è forse tra le più credibili che si possano incontrare, ma è svolta con competenza, sobrietà di impostazione e un forte senso delle situazioni drammatiche.  E poi Porter, proprio come gli autori cui fa così evidentemente riferimento, ha la capacità di rendere la sua trama più plausibile di quanto effettivamente non sia trattando i personaggi e i particolari documentari con il più scrupoloso realismo e tutto, dal punto di vista narrativo, funziona alla perfezione.  Per cui non lasciatevi sgomentare dalle complessità dell’intreccio, complicato, come è di rigore nel sottogenere, dai tradizionali rimandi al passato dei personaggi, non perdete di vista la situazione centrale e buona lettura.  Oltretutto, vedrete che il ragazzo sa scrivere e il traduttore italiano anche, il che, per una volta, non guasta.


11.04.’05

Henry Porter, Rebus (Empire State, 2003), tr. it. Fabrizio Pezzoli, "Omnibus" – Mondadori, pp. 497, € 18,50