Non so voi, ma io non credo che la proposta dell’assessore Maiolo di dare
una mano ai milanesi anziani, finanziandogli, almeno in parte, il viagra,
abbia un grande futuro. È bastata una settimana per declassarla da
seria iniziativa bipartisan, capace di suscitare, una volta tanto, il consenso
di tutte le forze politiche, a sperimentazione da mandare avanti senza
impegni né stanziamenti, fidando sulla (improbabile) generosità delle case
farmaceutiche produttrici. E capirete: è stato fin troppo facile
obiettare che altre, e ben più gravi, sono le difficoltà che attanagliano
i cittadini che hanno superato la mezza età: problemi di alloggio e di
pensione, di assistenza domiciliare e di consulenza sanitaria, di inserimento
sociale e di solitudine. Il vicesindaco prima, i consiglieri della
Margherita poi e quanti in seguito gli si sono accodati in questo richiamo
alla logica delle priorità (compresa, direi, una buona parte degli ascoltatori
di Radio Popolare che hanno partecipato al “microfono aperto” che la
nostra emittente ha dedicato al problema) hanno avuto buon gioco a cambiare
le carte in tavola. Quelli che nei primi giorni venivano descritti
sui giornali come arzilli vecchietti non domi, simpatici nella loro ostinata
vitalità, sono sfumati, via via, in figure un tantino più ambigue, capaci
di anteporre la ricerca del piacere all’assunzione di quelle responsabilità
che l’età provetta, in ogni caso, comporta. Non sono stati in pochi
a dubitare che molti di loro cercassero nella mitica pillola azzurra non
tanto una rivitalizzazione dei rapporti coniugali, quanto lo strumento
di chissà quali trasgressioni senili. Altro che viagra: i cittadini
attempati hanno il preciso dovere di starsene a casa propria, in attesa
dei servizi che al loro stato più si confanno: pasti caldi, lenzuola pulite,
infermieri esperti, fisioterapisti capaci e quant’altro può giovare agli
organismi malconci. L’Eros, come spiegava Sofocle, è un padrone
crudele ed esigente da cui l’anziano, sotto sotto, è felice di essersi
liberato
La reazione,
citazione di Sofocle a parte, era affatto prevedibile. È difficile
che nell’Italia di Berlusconi, di Prodi e del cardinale Ruini faccia molta
strada la proposta di agevolare a spese pubbliche la vita sessuale di una
categoria qualsiasi di cittadini. Sappiamo tutti che ai nostri politici,
laici quando va bene, ma non laicisti, mi raccomando, la sessualità
interessa soltanto nella misura in cui la si può reprimere o umiliare e
che gli unici provvedimenti che costoro riescono a concepire a favore della
famiglia sono gli assegni di natalità. La sessualità degli anziani
non ha, per forza di cose, alcuna valenza riproduttiva e basterebbe questo
per caricarla, agli occhi della chiesa, e di quanti dalla chiesa sai fanno
guidare, di una irredimibile negatività. In più di quindici anni
di frequentazione del centro destra, evidentemente, la Tiziana Maiolo non
ha ancora capito che l’unica posizione bipartisan possibile in questo
paese è quella di chi si piega disciplinato ai voleri del clero.
Poi, siccome
questa politica è ipocrita, sappiamo tutti che gli anziani non avranno
il viagra e non avranno neanche quei servizi in più che all’elargizione
del viagra sono stati strumentalmente contrapposti. Se gli andrà
proprio bene, il prossimo agosto, oltre a portarli a prendere il fresco
nei centri commerciali, gli organizzeranno il campo da bocce e la pista
del liscio dietro il Castello Sforzesco. Non è proprio detto che
gli piacciano (anche perché nei parametri dell’anzianità rientrano ormai
parecchi individui che sono stati giovani negli anni ’60, quando il liscio
non era precisamente al suo acme), ma la tradizione è la tradizione. E
nessuno della Margherita, naturalmente, avrà alcunché da obiettare.