Il giallo, si sa, esprime un tipo di letteratura eminentemente metropolitana
e il suo sviluppo ha accompagnato la storia stessa della civiltà industriale,
seguendone il progressivo insediamento a Parigi, a Londra e nelle megalopoli
americane. A rigor di logica, dunque, oggi la maggioranza dei mysteries
dovrebbe svolgersi in Cina e dintorni, dove quel modello urbano celebra,
a quanto si dice, i maggiori trionfi. Ma le cose, naturalmente, non
sono mai così semplici: la tradizione cinese classica non conosce un genere
paragonabile al nostro (il “giallo cinese classico”, quello delle avventure
dei magistrati Di, Bao e affini è tutt’altra cosa) e, di fatto, i non
molti mysteries a sfondo orientale disponibili sul mercato sono opera di
europei (come Peter May, che è inglese) o di cinesi che scrivono per il
mercato estero. Il che ci porta, appunto, a Qiu Xiaolong, che vive
negli Stati Uniti e pubblica direttamente in inglese, ma evidentemente
mantiene ancora dei legami ben saldi con la madrepatria. Il
suo ispettore capo Chen Cao, della polizia di Shanghai, è, al tempo stesso,
abbastanza integrato da poterci guidare tra i misteri della Cina
di oggi e abbastanza disincantato da svolgere il suo ruolo in un autentico
thriller, un tipo di narrazione, come sapete, che richiede una certa presa
di distanza tra il protagonista e la prassi sociale corrente. Il
limite principale delle sue storie, se vogliamo, è quella certa vocazione
didattica che agli autori cinesi non fa mai difetto e del resto è ovvio
che chi prende in mano un romanzo di questo tipo sia soprattutto curioso
di come vanno le cose da quelle parti, ma basta non lasciarsi distrarre
dalla massa di informazioni sociologiche, descrizioni di ambiente, citazioni
di versi e ricette e tutti gli altri elementi di contorno per accorgersi
che si tratta di narrazioni di prima qualità. Quando il rosso è nero,
il terzo romanzo della serie dopo La misteriosa morte della compagna Gian
e Visto per Shanghai, impegna il nostro eroe in una indagine complicata,
piena di pericolosi addentellati politici, sulla morte di una scrittrice
che ha avuto molto da dolersi delle conseguenze della Rivoluzione Culturale
(un evento la cui ombra si proietta sempre sui romanzi di Qiu, tanto che
a volte il lettore finisce per chiedersi se in Cina non si diano proprio
delitti nei cui antefatti non siano coinvolte le Guardie Rosse) e lo costringe
a destreggiarsi tra le opposte esigenze della giustizia e della burocrazia
di partito, ma naturalmente quello che importa nel gatto, rosso o nero
che sia, è che riesca ad acchiappare i topi e Chen, con l’aiuto determinante
del suo malinconico vice Yu, riuscirà ad acchiappare il suo. Il tutto
è uno strano esempio di mescolanza tra procedural, romanzo intimista e
pamphlet politico sociologico e merita certamente di essere letto anche
al di là della curiosità antropologica.
09.10.’06
Qiu Xiaolong, Quando il rosso è nero (When Red Is Black, 2004), tr. it. di Fabio Zucchella, "Farfalle" – Marsilio, pp. 285, € 16,00