Protezione | Bill James

Gialloliva | Trasmessa il: 03/02/2009


    Bill James, come autore, è quasi sconosciuto nel nostro paese: gode invece di larga fama in patria (la Gran Bretagna), negli Stati Uniti e in Francia, dove, nonostante la ben nota anglofobia dei cugini d'oltralpe, gli è stato assegnato il Prix de Polar Européen 2004. Dei suoi 26 romanzi, tutti dedicati, senza essere esattamente dei procedural, alle indagini della squadra investigativa della polizia di una imprecisata città dell'Inghilterra meridionale, la Sellerio, sempre alla ricerca di possibili bestseller poco noti, ha scelto, come titolo di debutto italiano, questo Protezione, del 1988. Non dev'essere, salvo errori, il primo della serie, il che creerà qualche problema al lettore, ma gli editori, si sa, sono fatti così. In compenso è un bel romanzo, che dà un'idea abbastanza esaustiva delle tematiche dell'autore e del suo modo di approcciarsi al genere. James è uno scrittore ambizioso, che si sforza di ottenere un minuzioso realismo descrittivo e stilistico, riprendendo con scrupolo fin eccessivo modi di fare e di dire della piccola borghesia di provincia e delle classi criminali, ma sforzandosi allo stesso tempo di dare alla sua pagina un tono brillante, una certa patina di scanzonata. In quest'ultimo tentativo, a essere proprio sinceri, non centra sempre il bersaglio, nel senso che la sua è una narrativa piuttosto fredda, a volte anche vagamente noiosa (almeno dal mio punto di vista, ma io, si sa, ho dei gusti piuttosto volgari), il che non toglie che le sue storie siano dei begli esempi di thriller contemporaneo, attento alle problematiche sociali e ai particolari sociologici. I suoi due personaggi principali, il soprintendente Harpur e l'Assistente Commissario Iles, non conquistano il lettore a prima vista, ma si fanno apprezzare e riconoscere sulla durata, con i loro battibecchi, i loro numerosi casini personali, la loro sottintesa, ma palpabilissima volontà di contrapposizione. E i casi che affrontano hanno sempre una certa sostanziosa portata morale.
    Il problema, in questo caso, è quello della “zona grigia”, quell'area di difficile definizione in cui i poliziotti devono spesso avventurarsi nella loro dialettica con la malavita. Ne fanno parte, per esempio, i rapporti con gli informatori, che sono indispensabili per le indagini, naturalmente, ma sono anche – spesso – dei malavitosi come gli altri, che dal loro referente nella polizia si aspettano appoggio e sostegno nelle loo ordinarie malefatte. E quando un poliziotto offre certi servigi a un un noto boss locale, accettandone, si intende, qualche bustarella, ma da questo rapporto ricava utili elementi d'indagine, può sostenere di non essere un corrotto, ma un infiltrato? La situazione, nel caso, è complicata perché il boss in questione ha certi problemi con la concorrenza, che gli ha fatto rapire l'amatissimo figlioletto (che, poveretto, è un po' ritardato): la polizia, tra informatori e infiltrati, lo sa benissimo, ma non può intervenire, visto che l'interessato non ha fatto denuncia, e poi non è detto che intervenire le convenga proprio... Insomma, un bel dilemma e una storia intricata che, se si riesce a tener duro per le prime pagine, finirà per appassionare. Vedremo se l'autore farà breccia tra i nostri lettori: non ne avremmo che da guadagnare.

    02.02.'09
    Bill James, Protezione (Protection, 1988), tr. it. di Alfonso Geraci, "La memoria - Sellerio, pp. 329, € 13,00