Problemi imbarazzanti

La caccia | Trasmessa il: 10/17/2010


    Problemi imbarazzanti

    Da come si stanno mettendo le cose, sembra proprio che il ministro La Russa potrà disporre a breve l'armamento a base di bombe degli aerei da caccia in dotazione alle truppe italiane in Afghanistan. L'ha dichiarato mercoledì scorso in Senato, precisando che la decisione non sarà subordinata a un voto del Parlamento – basterà e avanzerà un parere consultivo delle Commissioni – e spiegando che il problema è quello di ovviare all' “imbarazzo dei nostri militari a sentirsi in qualche modo di serie B rispetto agli alleati che possono usare le bombe”. Un argomento, tra i tanti possibili, abbastanza curioso, ma cui deve essere piuttosto affezionato, visto che se n'era servito già la sera prima, nella ben più autorevole sede di “Porta a porta”, quando aveva sostenuto che “aumentare l'armamento” dei nostri aerei avrebbe eliminato “l'imbarazzo dei nostri soldati, che sono costretti a chiedere l'intervento dei bombardieri di altri eserciti”, come è già accaduto. È vero che in seguito, parlando in diretta a Sky Tg 24, il ministro ha precisato che la decisione sarà presa solo dopo il vertice NATO di Lisbona del 19 e 20 novembre, ma visto che il segretario generale di quell'organizzazione, Anders Fogh Rasmussen, aveva già dichiarato un paio di giorni prima che dotare gli aerei di bombe “non è in contraddizione” con la dottrina dell'Alleanza e che lui personalmente trovava “abbastanza naturale” che “i Paesi che contribuiscono con truppe cerchino modalità e mezzi per proteggerle in modo efficace”, sembra piuttosto difficile che in quella sede si giunga a una conclusione diversa.
    Il problema dell'efficacia di simili mezzi di protezione, meriterebbe tuttavia di essere seriamente considerato. Che la possibilità di bombardare dall'alto, nel tipo di guerra che si combatte in Afghanistan, giovi davvero alla sicurezza delle truppe impegnate sul terreno, sembra davvero un'ipotesi tutta da verificare. A occhio e croce, anzi, viene spontaneo pensare che l'utilità relativa sarebbe piuttosto scarsa. Persino il Ministero della Difesa afghano, la cui autonomia, nei confronti della missione NATO, non dev'essere eccessiva, si è permesso di bocciare l'idea “nel modo più categorico”. E nessuna pioggia di bombe, comunque, avrebbe sventato l'agguato che è costato la vita, lo scorso 9 ottobre, a quattro nostri sottufficiali. Le finalità classiche del bombardamento aereo, la distruzione dell'apparato industriale del nemico, la messa fuori uso delle sue linee di comunicazione e simili, non hanno senso in quel contesto e tutta la storia delle guerre coloniali o postcoloniali, comprese quelle che, come ai tempi del Vietnam, hanno visto un impiego massiccio dell'aviazione, dimostra che spesso quel tipo d'intervento provoca più danni che vantaggi. I bombardamenti, certo, possono essere proficuamente impiegati a danno delle popolazioni civili, a scopo di dissuasione o ritorsione, un po' come hanno fatto gli israeliani a Gaza, e con lo stesso tipo di ordigni di cui La Russa si vorrebbe oggi dotare, ma la procedura non sembra esattamente la più indicata per una missione di pace. La sua adozione, anzi, rappresenterebbe un decisivo passo in avanti verso la trasformazione indiscussa di quella che si pretende ancora essere una missione di pace in una guerra vera e propria, illegale in quanto non dichiarata e comunque vietata dalla nostra Costituzione, e per questo dovremmo provare tutti, ministro compreso, non che imbarazzo, vergogna.
    A vergognarsi, comunque, La Russa non ci pensa nemmeno. Il concetto per cui non si può conseguire la pace altro che facendo la guerra, secondo lui, non è una contraddizione, ma una parte essenziale del suo DNA ideologico. E quanto all'efficacia, be', dipende da su che cosa la si misura. La guerra è comunque una manifestazione di potenza, nei confronti dei nemici, certo, ma anche in quelli degli alleati. Il fatto che i nostri militari possano essere considerati “di serie B” solo perché, in quella lontane montagne, non hanno mai bombardato nessuno, nel ministro deve provocare sentimenti ben più acuti dell'imbarazzo.
    Già. Coelo tonante credimus Iovem regnare, crediamo che Giove regni perché lo sentiamo tuonare dal cielo. Già il vecchio Carducci, nel “Canto dell'amore”, aveva osservato come questa massima oraziana si potesse applicare, oltre che al padre degli dei, ai potenti terreni, che, non disponendo di tuoni e di fulmini, potevano comunque servirsi dell'artiglieria (visto che ai suoi tempi, naturalmente, i bombardamenti aerei non erano ancora stati inventati). Questo non significa voler affermare, ce ne scampino gli dei, che il ministro La Russa vuol far bombardare gli afghani per affermare il proprio potere, ma certo nemmeno lui può avere dimenticato quanto abbia giovato alla carriera di D'Alema, che disponeva di un ministro della difesa ben meno muscolare di lui, l'aver fattivamente contribuito, nel 2000, ai bombardamenti su Belgrado. È un precedente di cui oggi si tende a parlare poco, ma esiste e ha la sua brava importanza. Può spiegare, per esempio, perché l'altro giorno, alle Camere, l'opposizione non abbia detto al ministro tutto quello che si meritava.
17.10.'10

    Nota

    La citazione di Orazio è tratta da Carm., III, 5, vv. 1 s. Per il Carducci, cfr. Giambi e epodi (1882), “Il canto dell'amore”, vv. 9 ss.