Problemi di concentrazione

La caccia | Trasmessa il: 10/30/2005



Due affermazioni mi hanno particolarmente colpito tra le molte dispensate da Berlusconi in chiusura del vertice europeo di Hampton Court.  La prima è quella con cui si è rifiutato di commentare il prezzo dei pannolini in Italia (pare sia più alto che altrove) perché lui ancora non li usa.  Suppongo volesse essere una battuta e qualche sorriso agli interlocutori lo avrà strappato, ma è una di quelle facezie, in realtà, che vengono in mente soltanto a chi, in qualsiasi circostanza, ha in mente soprattutto se stesso e al proprio ego è solito riferire ogni cosa.  Anzi, avrete notato che questo genere di pulsione è così radicato nel soggetto da indurlo, talvolta, a veri e propri fraintendimenti: nel caso, è probabile, come si evince dall’uso dell’avverbio “ancora”, che il Berlusca abbia confuso i pannolini con i pannoloni, un articolo notoriamente rivolto a un target di persone in età, e abbia voluto precisare, un po’ per celia e un po’ perché a certe cose ci tiene, di non essere abbastanza anziano per averne bisogno.  Di pannolini per la prima infanzia non si intende e non si interessa, anche se – in verità – ha avuto abbastanza figli e nipoti da alzare, da solo, la media della natalità nel paese.  Ma sono cose del passato e a lui, si sa, il passato interessa poco.

        L’altra affermazione degna di nota riveste un interesse, diciamo, di natura più formale.  Ricamando, come è suo solito, sul tema dei “segnali di ripresa” che lui e pochissimi altri riescono a leggere nella situazione economica corrente, il Silvio nazionale ha auspicato, con probabile riferimento ai suoi avversari politici, che “i menagrami la smettano perché fanno il male di tutti e dell’Italia”.  Ed è caduto, se la citazione è esatta (io la prendo da “Repubblica” di venerdì 28), in un clamoroso infortunio grammaticale, perché i composti di questo tipo, come risulta da qualsiasi buona grammatica, in italiano al plurale sono rigorosamente invariati.  È ovvio, d’altronde: se a menar gramo sono più persone, non per questo portano “grami”, una forma che rappresenterebbe il plurale di un collettivo e va quindi evitata con cura.  E poi, “rompighiacci” non è il plurale di “rompighiaccio” e quello di “ammazzasette”, si sa, non fa “ammazzasetti”.   I pedanti come me spingono il rispetto della regola fino a dire “pomidoro” e non “pomodori”, ma è un caso diverso e lasciamolo pure lì.  L’errore, in realtà, è piuttosto comune e affatto veniale, ma da uno così avvezzo a vantare l’eccellenza dei propri studi ci si aspetterebbe un minimo di sforzo di precisione in più.  Dai salesiani, se lo avessero sentito dire “menagrami” gli avrebbero inflitto, come minimo, un “penso” di venti pagine.   Forse, se si concentrasse un po’ meno su se stesso e un poco di più sulle regole e le norme che valgono per tutti, il Presidente del Consiglio ci guadagnerebbe un po’ in simpatia, una cosa di cui – oggi – ha sicuramente bisogno.