“Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi
proprietari terrieri. Essi facevano politica al solo scopo di servire
lo Stato e non per elevarsi socialmente e arricchirsi; inoltre amministravano
le finanze statali con la stessa attenzione con cui curavano i propri patrimoni
personali.”
una citazione,
giuntami attraverso l’amica Patrizia, che, a sua volta, la ha ricavata
da uno di quelle trafile via e-mail con cui ci si sforza, in questi tempi
tristi, di sanare in proprio le lacune della rete dei mezzi di informazione,
da un manuale di storia per la nuova scuola media riformata: per la precisione
dal capitolo 2, paragrafo 1 de I nuovi sentieri della Storia – Il Novecento,
di tale Bellesini Federica, un volume che suppongo destinato alle terze
classi. Titolo del volume e collocazione del brano fanno supporre
che la Destra cui ci si riferisce (con la maiuscola, ovviamente) sia quella
“storica” di Quintino Sella e Bettino Ricasoli, che, effettivamente,
erano aristocratici e proprietari terrieri e sul cui livello morale nessuno,
nemmeno tra i loro più accaniti avversari, tipo il Carducci, ha mai trovato
nulla da ridire. Quanto alla loro probità di amministratori, be’,
è vero che dalla destra venivano anche dei figuri come Urbano Rattazzi,
e che, tra tutti, si notava una certa tendenza a scaricare il peso dei
conti pubblici su certe classi sociali e non su altre, per cui si preferiva
di gran lunga la tassa sul macinato all’istituzione di un sistema di imposte
sul reddito, ma questo, a destra, lo fanno tutti. Quello che abbiamo
letto non sarà un giudizio storico degno di un Droysen o di un Cantimori,
ma ha una sua generica legittimità. Qualche studente particolarmente
sveglio potrebbe persino trarne spunto per riflettere sulle leggi ad personam
di Berlusconi.
Senonché… senonché
la citazione prosegue. “Gli uomini della Sinistra” (anche qui con
la maiuscola per par condicio) si legge “invece sono professionisti, imprenditori
e avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta criticando
perfino il bene della nazione ai propri interessi” (e qui la citazione
deve essere un po’ arruffata, ma si capisce lo stesso). “La grande differenza
tra i governi della Destra e quelli della Sinistra” comunque “consiste
soprattutto nella diversità del loro atteggiamento morale e politico.”
Abbiamo capito, direte
voi. Nella scuola riformata della ministra Moratti c’è spazio, evidentemente,
per la propaganda più becera. evidente che quel giudizio, in quei
termini lì, non vuole limitarsi alla generazione dei Depretis e dei Crispi,
ma è stato accuratamente formulato in modo da toccare, almeno in via allusiva,
delle realtà a noi molto più vicine, fino a giungere a una condanna metastorica
di qualsiasi sinistra. Quali che siano i suoi meriti di storica e
ricercatrice, la Bellesini Federica ne ha accumulati certamente parecchi
sul piano ideologico. Il fatto che un manuale che esibisce un passaggio
tanto rozzo non sia pubblicato dalla Casa Editrice Patiboli & Manganelli,
ma esca per i tipi dell’Istituto Geografico De Agostini, un editore normalmente
assai serio, è ulteriore testimonianza della crisi in cui, sotto questa
classe dirigente, versa la nostra cultura, anche a livello scolastico ed
editoriale.
Sono d’accordo, naturalmente.
Permettetemi, però, di farvi notare la pulizia estrema, vorrei dire
l’eleganza, con la quale la Bellesini Federica fa il suo discutibile lavoro.
Lei non sottolinea, non azzarda, non allude. Si limita a dosare
l’uso dei tempi. Si colloca, come livello temporale, al momento
dell’ascesa al potere della sinistra storica (come a dire, più o meno,
attorno al 1876) e questo le basta per usare il presente. Della
Destra si parla al passato perché nel 1876 al potere non c’era più, ma
è un passato, si capisce bene, che la consegna alla Storia. Gli uomini
della Sinistra sono dei ladri al presente: badano solo ai fatti propri,
sono disposti a fare carriera in qualsiasi modo, antepongono i loro interessi
al bene della nazione e, insomma, hanno un atteggiamento morale tutto diverso.
Le implicite conclusioni, cari ragazzi, pur che abbiate appena un
poco di sale in zucca, potete tirarle benissimo voi. Io non ve lo
dico, perché solo di storia mi occupo, ma non vi ci dovrebbe volere soverchia
fatica.
Restiamo in fidente
attesa dei prossimi manuali di storia per i licei.
07.11.’04