The Shark-Infested Custard di Charles
Willeford, che la Marcos y Marcos manda in questi giorni nelle librerie
italiane con il titolo, assai meno audace, di Playboy a Miami, è un libro
abbastanza misterioso. È ambientato in tutta evidenza negli anni
’70, ma risulta pubblicato negli USA per la prima volta nel 1993, cinque
anni dopo la morte dell’autore e non sono valsi tutti i miei sforzi per
scoprire quando e se fosse uscito in precedenza. Capace che si trattasse
già allora di un inedito, di un testo che l’autore non era riuscito a
far accettare a nessun editore – sappiamo che gli capitava – e che solo
l’onda del successo postumo del ciclo di Hoke Moseley lo abbia fatto venire
alla luce. E si è trattato, comunque, di un’apparizione molto discreta,
perché dal 1993 a oggi del romanzo si sono perse nuovamente le tracce e
solo nel 2006 la Vintage Books lo ha riproposto al grande pubblico, offrendo
(credo) al buon Zapparoli l’occasione per la traduzione italiana.
In
effetti, l’opera è abbastanza strana per giustificare un cammino editoriale
così accidentato. È, per cominciare, un noir fuori schema, la storia
di come quattro scervellati qualsiasi, quattro normalissimi giovanotti
ospiti dello stesso condominio per singles di Miami (perché a Miami, come
sanno tutti, ci sono i condomini per singles…) riescano a cacciarsi per
pura imbecillità nei guai più neri, nel senso che non è colpa loro se la
ragazzina che rimorchiano a un drive-in è fatta fino al collo e ci resta
secca appena salita in macchina e nessuno ha veramente intenzione di ammazzare
il suo protettore o commettere altre azioni criminali, eppure finiscono
per ritrovarsi con i due cadaveri sulle braccia e qualcosa devono pur fare
per scaricarli e da cosa, si sa, nasce cosa. Secondo la tradizione
del genere, come saprete, i tentativi di nascondere le pur involontarie
malefatte non possono che richiamare l’attenzione di rompiscatole di ogni
tipo e l’intervento finale delle forze dell’ordine, ma Willeford non
è un autore che segua le tradizioni, non fa intervenire proprio nessuno
e permette ai suoi personaggi di cavarsela, o almeno di cavarsela quanto
basta per punirsi poi da se stessi, per sprofondare senza nemmeno accorgersene
in una serie di complicazioni sempre più confuse e sempre più inconsistenti,
ma capaci, comunque, di rovinare definitivamente quella vita futile e un
po’ cretina che era comunque l’unica di cui disponevano. Insomma,
ci troviamo di fronte a una specie di Delitto e castigo grottesco e privo,
come se non bastasse, una trama vera e propria, a un susseguirsi di episodi
blandamente demenziali ma dall’atmosfera inesorabilmente noir, volti a
dimostrare che Miami sarà sì una coppa di crema dolce, ma di una crema
infestata da squali, come appunto suona il titolo originale. Un’opera
anomala, divertentissima e angosciosa che più non si può, in tutto degna
dell’autore di Come si muore oggi e del Quadro eretico e quasi quasi valeva
la pena di aspettare quarant’anni per scoprirne l’esistenza. Se
ci sono in giro degli altri inediti willefordiani, comunque, speriamo che
ci facciano aspettare un po’ meno.
19.02.’04
Charles Willeford, Playboy a Miami (The Shark-Infested Custard), tr. it. di Fabio Zucchella, "Gli alianti" – Marcos y Marcos, pp. 319, € 15,00