Per cosa si uccide | Gianni Biondillo

Gialloliva | Trasmessa il: 06/28/2004




Visto che questa è l’ultima recensione prima delle vacanze e che tra poco vi ritroverete quasi tutti esuli chissà dove a rimpiangere segretamente la città e le sue delizie, mi permetterò, per placare ogni accesso futuro di nostalgia, di consigliarvi un giallo metropolitano che più metropolitano non si può.  Si intitola Per cosa si uccide, è l’opera prima di un Gianni Biondillo, milanese, non ancora quarantenne, architetto di formazione, ed è ambientato, figuratevi, a Quarto Oggiaro.   Si tratta, più che un romanzo di intreccio classico, della cronaca di un anno di indagini, in cui variamente si producono gli investigatori del commissariato locale, alle prese, via via, con cani sgozzati, imprenditori un po’ ambigui stirati da un’auto pirata sul cavalcavia, anziane contrabbandiere massacrate in casa, palestre date alle fiamme e altre piacevolezze criminali tipiche di una periferia degradata e senz’anima, in cui tutta la buona volontà del mondo non basta a rappezzare un tessuto sociale irrimediabilmente lacero, perché è proprio in quartieri di questo tipo che ci si accorge che Milano ha perso, come dire, l’abbrivio e che la sua decadenza, più che economica e industriale, è di natura irrimediabilmente etica.  Naturalmente, stando così le cose, in quel commissariato ci si finisce, di norma, per punizione o per essersi resi molesti ai superiori, con la conseguenza che la squadra investigativa in campo, lungi dall’essere composta, secondo la tradizione televisiva, di cittadini modello, esibisce un’umanità, come dire, piuttosto surreale, a partire dall’ispettore Ferraro, un bel tipo di ritardatario cronico, fallito sul piano familiare, incapace di stringere o mantenere veri rapporti umani, a parte un paio di amici d’infanzia stabilmente passati nel campo della malavita, e del tutto privo di quelle doti di diplomazia e senso del lavoro di squadra che potrebbero garantirgli, se non una carriera, almeno una tranquilla permanenza nei ranghi.  Ma che ci volete fare, le leggi del giallo richiedono un investigatore un po’ peculiare e Ferraro è capace come chiunque altro di fare il suo lavoro, cercando disperatamente di dare un senso qualsiasi a una realtà che di significati sembra malinconicamente avara.  Un bel romanzo, in definitiva, scritto con disinvoltura nel gergo quotidiano che parliamo tutti noi e capace di dare un quadro non convenzionale della nostra realtà urbana.  A me sarebbe piaciuto qualche piuccheperfetto in più, ma temo che a Quarto Oggiaro il piuccheperfetto non si usi molto e il realismo è il realismo.

28.06.’04

Gianni Biondillo, Per cosa si uccide, "Narratori della Fenice" – Guanda, pp. 283, € 14,50