Nell’Unione Sovietica, riposi in pace,
di gialli se ne scrivevano e se ne leggevano in quantità enorme (gli autori
avevano persino elaborato varianti e sottocategorie proprie, come quel
“romanzo di avventure politiche” che abbiamo imparato a conoscere dalle
rielaborazioni cubane di Daniel Chavarría) e sembra che nella nuova Russia
il genere sia ancora assolutamente vitale. Peccato che, in assenza
di traduzioni, tutta la produzione sia inaccessibile al lettore occidentale
inesperto di filologia slava, categoria in cui è incluso, purtroppo, chi
scrive. In Italia, a parte il tentativo della Piemme, anni fa, di
importare i (peraltro mediocri) romanzi della Alexandra Marinina e i pastiches
storici di Grigori Tchkhartichvili – quello che si forma B. Akunin –
, si è visto davvero poco. Il che basta, naturalmente, per farci
accogliere con interesse questo romanzo di Dar’ja Dankova, un’autrice
che qui da noi finora era affatto ignota, ma in patria si vende a decine
di milioni di copie e, in tempi recenti, ha fatto furore in Germania. E
va detto che, anche se il gusto dei lettori russi (e tedeschi) deve essere
evidentemente diverso dal nostro, alla lettura non si rimane troppo delusi.
Pellicce,
tacchi a spillo e un cadavere nel bagaglio non va giudicato dall’orribile
titolo, che va addebitato in toto all’editore italiano: è uno di quei
romanzi che si scrivevano una volta, con una investigatrice dilettante
un po’ balzana a fare da protagonista, una quantità di comprimari molto,
ma molto pittoreschi e una trama misteriosa che vorrebbe rifarsi ai modelli
del romanzo di detection degli anni ’30 del secolo scorso, a mezza strada,
per intenderci, tra Agatha Christie e Dorothy Sayers. A guidare le
danze, nel caso, è una simpatica, eccentrica multimilionaria, un esemplare
che presumiamo atipico dei nouveax riches russi di oggi, che, reduce da
un’incursione in pasticceria, si ritrova, appunto, un cadavere nel bagagliaio
dell’auto. Non può rifilare il caso alla polizia e morta lì, innnanzitutto
perché nei gialli queste cose non si fanno e poi perché il tipo non le
è ignoto, una amica di Parigi la ha incaricata di ritrovare il marito svanito
nel nulla a Mosca, la pista dello scomparso porta dritta dritta al defunto
e, il mistero, in definitiva, è troppo stuzzicante per lasciarlo risolvere
ad altri. E dire che di grane alla protagonista non ne mancano certo,
dal problema di gestire una famiglia allargata incasinatissima a quello
di trovare marito ala figlia della migliore amica del primo marito della
moglie del suo secondo ex marito. Ma sapete anche voi come vanno
queste cose: un indizio tira l’altro, secondo uno schema che, più che
ai modelli della Christie, sembra ispirata a quello di una caccia al tesoro
e permette di fare, a ogni passo in avanti, degli incontri sempre più straordinari,
fino alla sorpresona finale. Il tutto è abbastanza vivace e divertente
e permette di dare un’occhiata, almeno di sguincio, alle retrovie della
società russa di oggi, sia pure in versione di maniera. Se non siete
dei patiti del noir a tutti i costi o dei nostalgici del realismo socialista
(o di quello chandleriano) vi divertirete abbastanza. Se no, portate
pazienza e presto o tardi da oltreurali ci arriverà qualcosa di diverso.
23.05.06
Dar'ja Doncova, Pellicce, tacchi a spillo e un cadavere nel bagagliaio (Nesekretnye materialy, 2002), tr. it. di Cinzia De Lotto, "I romanzi Sonzogno" – Sonzogno, pp. 393, € 18,00