Il nome di Stefano di Marino non
sarà notissimo al di fuori dal mondo degli appassionati di letteratura
di azione, ma nessuno può negare che rappresenti uno dei pochi veri fenomeni
letterari nel panorama della narrativa italiana. Il bravo giovane
non deve aver superato di molto i quarant’anni, ma è riuscito a produrre,
nell’arco di una carriera breve e febbrile, non meno di altrettanti romanzi,
conquistandosi tra i lettori un seguito di massa che la maggior parte dei
colleghi più noti gli invidierebbe. Naturalmente, siccome scrive
(quasi) solo romanzi avventurosi di azione, di solito a sfondo politico
– una via di mezzo, per intenderci, tra Wilbur Smith, Federick Forsythe
e Ian Fleming – ha cominciato a pubblicare per le collane tipo “Segretissimo”,
nascondendosi dietro tutta una serie di improbabili pseudonimi inglesi
e francesi, da Stephen Gunn a Xavier LeNormand, ma ormai può permettersi
di firmarsi col proprio nome e piazzare le sue opere più impegnative nelle
collane rilegate degli editori seri, come succede con questo Ora zero,
che esce per una casa editrice in rapida ascesa come la Nord, e d’altronde
i vecchi Stephen Gunn stanno tutti tornando in libreria in veste assolutamente
dignitosa. E si capisce: Di Marino incarna un modello di scrittore
tutt’altro che comune nel panorama delle belle lettere nazionali: è un
professionista serio, è capace di ben documentarsi (è appassionato di viaggi,
fotografia, arti marziali e pugilato), è dotato di una straordinaria capacità
di applicazione e, soprattutto, sa scrivere, ha uno stile e una pulizia
di scrittura che gli permettono di rendere plausibili le vicende più straordinarie.
D’altro canto, gli intrighi internazionali di cui scrive, con le
loro implicazioni in tema di intelligence, terrorismo, guerra
globale e scontro di civiltà, dopo l’11 settembre sembrano alquanto più
credibili di una decina di anni fa, all’epoca del suo debutto. Ora
zero, in questa prospettiva, rappresenta una ulteriore evoluzione in
senso realistico: la trama verte sul tentativo occulto di certe forze politiche
di assumere il controllo di un’agenzia di sicurezza europea che alcuni
ritengono un po’ troppo indipendente dagli Stati Uniti e sul come esso
si incroci con i progetti eversivi su larga scala di un signore della
guerra balcanico che i congiurati avevano creduto ingenuamente di poter
utilizzare per i propri fini, e ammetterete che l’ipotesi è tutt’altro
che peregrina. Siamo sul piano dell’intrattenimento puro, naturalmente,
con il rifiuto a priori di qualsiasi dimensione ideologica e un certo gusto
del gioco fine a se stesso, magari con qualche caduta nel truculento (ci
saranno, più o meno, un paio di centinaia di ammazzamenti in presa diretta,
per non contare le vittime civili degli attentati), ma queste sono le regole
e il lettore lo sa fin dall’inizio. Perché non c’è dubbio: per
reggere quasi settecento pagine di questa materia senza cedimenti del ritmo
bisogna proprio sapere scrivere ed è questo, in definitiva, quello che
conta. Io mi ci sono divertito: poi, naturalmente, vedrete voi.
03.11.’05
Stefano Di Marino, Ora zero, "Narrativa" – Nord, pp. 696, € 18,60