Omaggi interessati

La caccia | Trasmessa il: 02/03/2002



Un’inserzione a pagamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri pubblicata su vari quotidiani (io l’ho trovata, per l’esattezza, sul “Corriere della Sera” di domenica scorsa) informa i cittadini di come la stessa Presidenza abbia “incaricato Poste Italiane S.p.A. di distribuire a tutti i capifamiglia italiani un euroconvertitore accompagnato da una lettera del Presidente del Consiglio dei Ministri” e avverte “i capifamiglia che non lo avessero ricevuto” (sia per eventuali disguidi, sia perché il loro indirizzo non si trova, ai sensi della vigente normativa, in elenchi pubblici), che possono farne richiesta presso un’apposita casella postale.  “Allo stesso indirizzo” prosegue l’inserzione “possono essere inviati, utilizzando una normale busta per corrispondenza, i convertitori eventualmente danneggiati nella spedizione”, nella fiducia di vedersene immediatamente rispedito un altro senza alcuna spesa.
        Devo dar atto, una volta tanto, dell’impeccabile funzionamento di Poste Italiane S.p.A.  Io il mio convertitore l’ho regolarmente ricevuto e funziona benissimo.  Non ho avuto molte occasione di usarlo, perché mi è giunto verso la fine di gennaio, quando di lire da convertire se ne trovavano in giro davvero pochine e il meccanismo degli acquisti in euro cominciava a essere chiaro all’intelligenza più limitata, ma non si può pretendere tutto dalla vita.  L’oggetto resta sulla mia scrivania, elegante nella sua livrea blu madonna completa di tricolore italiano e coroncina di stelle e potrò conservarlo come prezioso ricordo di questa fase fondamentale dell’unificazione europea.  Non mi serve, ma non ho alcun motivo di rimandarlo indietro.
        Quella che rimanderei indietro volentieri, invece, è la lettera di accompagnamento del Presidente del Consiglio dei Ministri.  E non soltanto perché l’onorevole Berlusconi mi si rivolge con l’epiteto di “caro amico”, un termine che, in un certo senso, mi onora, ma in un altro mi provoca un immenso imbarazzo, perché ho sempre considerato l’amicizia un quid basato essenzialmente sulla reciprocità e non c’è proprio nulla, nelle idee, nei costumi, nello stile di vita, nel modo di esprimersi e di presentarsi, insomma, nel quadro valori, del Presidente del Consiglio che mi faccia supporre la possibilità di intrattenere con lui un rapporto del genere.  Il fatto è che basta una rapida lettura del messaggio per capire che il mittente, con tutta evidenza, mi considera un perfetto cretino (me e, con me, tutti i destinatari dell’eurostrumento in oggetto).  Mi spiega, a fine gennaio, che “la nostra vecchia e cara lira” (in grassetto) “sarà sostituita dall’euro” (sempre in grassetto), “che diventerà la moneta unica del nostro Paese e di altri undici Paesi europei”, che la lira potrà essere utilizzata fino al 28 febbraio 2002, che “le somme in lire depositate presso le Banche e presso gli Uffici Postali saranno convertite automaticamente in euro senza alcuna spesa per il cliente”, che quelle contanti potrò andarle a cambiarle in banca, che “un euro corrisponde a 1.936,27 lire”, eccetera, eccetera: tutto quello, cioè, che una martellante campagna di informazione condotta su tutti i possibili media, compresi quelli di proprietà del Presidente stesso, e a cura di un numero sterminato di enti (banche, aziende private e pubbliche amministrazioni di ogni livello) ci ha spiegato e rispiegato alla nausea negli ultimi tre mesi” e che soltanto un individuo con gravi problemi di comunicazione e comprendonio potrebbe non avere ancora indelebilmente introiettato.  Ma evidentemente il Berlusconi non deve avere una grande opinione della capacità di comprensione della cittadinanza, perché ritiene opportuno spiegare a tutti che per usare il “piccolo omaggio” che ci invia “basta impostare la cifra in euro e premere il tasto ‘lire’ per avere il controvalore in lire” e viceversa.  E ritiene soprattutto che nessuno dei suoi destinatari si prenda la briga di dare un’occhiata alla busta (intestata, come la lettera che contiene, con lo stemma della Repubblica e il titolo del mittente in elegante corsivo ministeriale), una busta sulla quale un apposito riquadro in alto a destra, nella posizione in cui solitamente si applica il francobollo, avverte che è stata spedita, ai sensi dell’autorizzazione DC/DCI/1012002 del 10 dicembre 2001, alla tariffa riservata alla “Pubblicità diretta indirizzata”.  Il che significa – naturalmente – che non di “un piccolo omaggio” o di una lettera, sia pure stereotipata,  si tratta, ma di un volgare volantino pubblicitario, di quelli che ogni giorno ingorgano le nostre buche delle lettere, invitandoci ad approvvigionarci di questo o quel genere di dubbia utilità.
Quale sia il genere che questa particolare pubblicità ci raccomanda, non è neanche il caso di esplicitare.  E d’altronde, non è insolito che un politico, o uno statista, sia pure presunto, colga ogni possibile occasione per fare pubblicità a se stesso.  Che lo dichiari esplicitamente sulla busta, forse, è un caso più raro, ma che cosa volete farci: la classe è sempre la classe.

03.02.’02