Chissà cosa è saltato in mente, a quelli della Piemme, di presentare l’ultimo
romanzo di Tony Hillerman con un titolo e un involucro esterno che in nulla
alludono alla caratteristica più nota dei romanzi di quello scrittore,
il fatto – cioè – che siano ambientati nella grande riserva Navajo tra
Arizona, New Mexico, Utah e Colorado e incentrati sulle indagini della
Polizia Tribale di quella grande nazione nativo americana. Il lettore
inesperto corre il rischio di farsi portare fuori strada fin dall’inizio.
La notte di Halloween, si sa, fa parte del folclore celtico, e con
gli indiani di America non c’entra niente: il fatto che tre testimoni
di passaggio la notte del 31 ottobre in un campo abbandonato dell’esercito
vicino a Gallup, abbiano sentito certi strani suoni lamentosi, attribuendoli
al soffiare del vento (The Wailing Wind del titolo originale) è,
per il romanzo, solo un punto di partenza. Il problema, invece, è
quello di chi abbia fatto fuori, in un canyon fuori mano, un certo cercatore
di miniere abbandonate, dell’errore commesso dall’agente Bernadette Manuelito
nell’ispezionare il luogo del delitto, di come il sergente Jim Chee, che
da un paio di romanzi dimostra un interesse sempre più accentuato per quella
bella ragazza, tenti di tirarla fuori dai guai e dell’intervento finale
risolutivo del mitico tenente Leaphorn, che, se pure in pensione,
conosce la riserva come le sue tasche e conserva una straordinaria capacità
di collegare tra loro gli elementi apparentemente più disparati. Insomma,
siamo di fronte a un nuovo capitolo della brillante saga indiana del buon
Hillerman, di cui si ripropongono i molti meriti e i pochi punti deboli:
la capacità di fondere caratteristiche e convenzioni del procedural
con l’interesse antropologico, giocando sullo scontro e gli interscambi
delle varie culture in questa parte del mondo senza cadere nel rischio
di fare di ogni sua storia una specie di lezione romanzata sugli usi e
costumi del West contemporaneo, la capacità di mettere in pista dei personaggi
credibili a prescindere dall’appartenenza etnica e quella di chiudere
comunque le trame in modo soddisfacente nonostante qualche smagliatura
qua e là nella loro costruzione. Questo The Wailing Wind (chiamiamolo
così, che è meglio) va considerato, rispetto alla media, un’opera particolarmente
riuscita, il che – per un autore che si mantiene sempre a un livello medio
alto – non è raccomandazione da poco. Se non siete irrimediabilmente
allergici al western, dategli almeno un’occhiata.
16.01.’05
Tony Hillerman, Notte di Halloween (The Wailing Wind, 2002) tr. it. di Roberta Bricchetto, Piemme, pp. 300, € 16,90