Niente da festeggiare | Sandro Ossola

Gialloliva | Trasmessa il: 11/06/2006



Sandro Ossola, dal punto di vista editoriale, non è stato mai fortunatissimo.  Ha pubblicato nel 1989 Più bianco del bianco, un testo destinato a essere considerato uno dei testi base della nuova stagione del  noir italiano, ma accolto allora, forse per quel paio d’anni di anticipo sui tempi che lo caratterizzava, con un fragoroso silenzio.  Nel 1997 ha inaugurato la serie dell’investigatore privato Guido Sereni con Niente da festeggiare, ma inciampando in un editore di scarsi scrupoli, che non si preoccupò minimamente non diciamo del lancio, ma neanche della distribuzione: di fatto, a parte pochi amici, il volume non lo vide nessuno.  Questa nuova edizione, per i tipi di Alacrán, può quindi essere considerata una novità a tutti gli effetti, o almeno l’occasione di rivisitare le origini di un personaggio che avrebbe fatto, in seguito la sua strada (abbiamo parlato in questa sede, l’anno scorso, della sua ultima avventura: L’ussaro nel freezer.)   E poi, naturalmente, si tratta di una storia interessante e ben costruita, che rievoca una fase importante della storia civile italiana mantenendo lo stesso impatto narrativo di allora.
        Guido Sereni, lo si capisce subito, è il tipico investigatore chandleriano, o, al massimo, hammettiano.  Ne è consapevole lui per primo: ha battezzato la sua agenzia “Falco investigazioni”, non dismette per alcun motivo l’impermeabile e considera il mondo intorno a sé con quella mistura di riluttante cinismo e residue illusioni romantiche che siamo abituati ad associare agli eroi dell’hard boiled.   Ma è, al tempo stesso, un figlio del suo tempo: quarantenne alla fine degli anni ’90, ha vissuto l’esperienza della contestazione giovanile e del movimento, con tutte le relative delusioni, compreso un certo numero di mesi di galera inflittigli a gratis da un giudice troppo desideroso di credere senza riscontri al pentito di turno.  Adesso che ha trovato la sua strada nel mondo dell’investigazione privata, deve imparare a muovercisi: sa che non gli toccheranno certo delle storie da Philip Marlowe, ma non si rassegna per questo al ruolo un po’ squallido che si pretende da lui.  In effetti, dribblando tra difficoltà inaspettate e ingenuità varie, riesce a trasformare i suoi primi due casi – un’indagine collaterale su un omicidio che la Procura ha avuto troppa fretta di archiviare e il pedinamento della classica moglie infedele – in qualcosa di cui l’amico Phil non avrebbe avuto motivo di vergognarsi.  Il tutto sullo sfondo di una Milano anni ’90 descritta con un realismo molto partecipato: i suoi luoghi tipici, i suoi bar (il Basso, Taveggia, il Magenta, il Donini…), i suoi abitatori più o meno rampanti, ancora sospesi tra Craxi e Berlusconi e non perfettamente consapevoli del destino che avrebbe riservato alla città l’ultimo decennio del secolo.  Ossola scrive bene, anche se, ogni tanto, si concede qualche prolissità, ed è un moralista nato:  sono, in fondo, le uniche doti di cui un autore di noir abbia veramente bisogno.  Sarebbe un peccato lasciare questo romanzo nell’oblio degli anni ’90.

06.11.’06

Sandro Ossola, Niente da festeggiare (1997), "Le storie", Alacrán, pp. 282, € 9,80