Nell'ambito della ristrutturazione, piuttosto decisa, alla quale la nuova
direzione di Sergio Altieri sta sottoponendo il Giallo Mondadori e le collane
correlate, merita una segnalazione particolare la comparsa di questa serie
di “supplementi”, volumetti mensili di esile mole e dall'impostazione
grafica piuttosto originale, destinati sia a riproporre titoli già apparsi
altrove, sia a dare spazio, ogni tanto, a qualche novità. Così, il
volume di ottobre (che dovreste trovare ancora in edicola senza difficoltà)
è dedicato a un quasi esordiente: Bruno Pampaloni, genovese, trentenne,
già autore di un Li vuoi tutti morti pubblicato dalla Fratelli Frilli
e quindi di quasi impossibile reperimento, visti i problemi di distribuzione
che affliggono gli editori minori e i Fratelli Frilli in particolare. Un
peccato, perché, a giudicare da questo Nessun male, il ragazzo ha
la mano sicura e tutte le caratteristiche per proporsi come un protagonista
della nuova generazione di autori italiani di thriller.
Ora, tutti sappiamo chi sia Altieri e quali
siano i suoi gusti e le sue tendenze e non non c'è niente da stupirsi se
un autore patrocinato da lui opera nell'ambito del sottogenere noir
di azione. Pampaloni, tuttavia, dimostra di possedere una sua
spiccata originalità: condivide con il suo mentore lo scarso o nullo interesse
per la detection, ma non sembra apppassionato neanche delle trame
avventurose tipiche del thriller nazionale e preferisce concentrarsi
decisamente sul personaggio centrale, costruendo, con grande economia
di mezzi, una sorta di noir psicologico che ogni tanto può fare
venire in mente persino Jim Thompson.
Nessun male , in definitiva, è la storia
di un assassino visto fin dall'inizio in quanto tale. Non si tratta,
tuttavia, di uno dei soliti killer: il protagonista è un borghese come
tanti, un professionista insospettabile, con una serie di problemi di relazione
tutt'altro che inediti, nel senso che è incapace di comunicare con un fratello
che ha scelto, per motivi che lui non riesce a capire, la strada della
cooperazione nel Terzo Mondo, o che non può più sopportare la devozione
della fidanzata, o non ha mai elaborato il lutto per il dissidio tra i
genitori. Nulla di straordinario, in definitiva. Ma lui ha
un problema in più: l'incapacità patologica di sopportare, in sé e negli
altri, il dolore, qualsiasi forma di dolore. E per liberarsene uccide,
con una freddezza e una indifferenza da autentico professionista.
La storia, naturalmente, non è tutta qui. Vi
hanno parte anche l'ambiguo dirigente della ONG dove lavora il fratello,
una vecchia domestica affezionata con un figlio militare in Afghanistan
e un immigrato di origine araba specializzato nella riparazione a domicilio
di hardware, ma si tratta, tutto sommato, di elementi di contorno,
che non mettono mai in discussione la centralità del protagonista. Nessun
male più che un romanzo tradizionale è una specie di studio psicologico
in chiave thriller, di un genere di cui finora mancavano veri e
propri esempi nella produzione italiana. Non è detto che debba piacere
a tutti, ma motivi di interesse ne offre parecchi. E, naturalmente,
benvenuto all'autore.
03.12.'07
Bruno Pampaloni, Nessun male, "Il Giallo Mondadori presenta", suppl. al n. 2937 del “Giallo Mondadori”, pp. 191, € 4,50 (in edicola)