Carlene Thompson, tra le firme contemporanee
del noir è forse la più sottovalutata sul piano critico, almeno in Italia.
Sarà perché i suoi romanzi apparvero, qui da noi, sotto l’etichetta
del “Giallo Mondadori”, in un periodo – quello dei tardi anni ’90 –
in cui la collana dava, francamente, il peggio di sé, e poterono quindi
venire confusi con il molto materiale di serie Y e Z che vi compariva,
o sarà la leggendaria indifferenza dei nostri critici verso gli autori
nuovi, ma perché le venissero tributati i riconoscimenti dovuti è stato
necessario aspettare che quei titoli venissero ripubblicati, negli ultimi
due o tre anni, dalla Marcos y Marcos di Marco Zapparoli, un editore dall’occhio
acuto e sempre molto attento, non foss’altro per motivi di copyright,
agli autori trascurati o dimenticati. I lettori italiani, così, hanno
potuto riscoprire (o scoprire) una scrittrice che sa maneggiare l’armamentario
tradizionale del noir, con le sue suggestioni gotiche e la sua capacità
di demistificare le illusioni della società del benessere e dei consumi,
con una notevole capacità di inventiva e di sviluppo originale.
Anche
questo Black for Remebrance, che è del 1991 e rappresenta, se non mi sbaglio,
l’opera prima dell’autrice, è stato pubblicato da Mondadori nel 2003
senza che nessuno desse segno di accorgersene (non l’avevo notato, per
essere sincero, nemmeno io) e qualche indicazione in merito non sarebbe
stata fuori posto in questa riedizione, ma sono cose, si sa, che non succedono
mai. Si tratta, comunque, di un giallo abbastanza straordinario:
la storia di una donna che ha perso, vent’anni fa, una bambina, rapita
e barbaramente uccisa da uno sconosciuto maniaco, che ha saputo risalire
la china della disperazione e dello sconforto e adesso, nonostante la nuova
famiglia che si è costruita, il marito affettuoso, i due splendidi bambini
che adora, la fitta rete delle amicizie che la circondano e la proteggono,
si accorge che il passato, nonostante tutto, a volte può ritornare. Ritorna,
dapprima, sotto forma di messaggi inquietanti, ma suscettibili di una spiegazione
“normale” (una voce colta per strada, ma può essere una suggestione;
una figura intravista nel crepuscolo, ma sarà un abbaglio; una telefonata
inspiegabile, ma forse è uno scherzo…), ma si concreta – scartando quasi
subito l’inevitabile suggestione soprannaturale – in una serie di efferati
delitti ai danni di vari personaggi coinvolti, a suo tempo, nella sparizione
della bambina e nelle relative ricerche. È una trama crudele, che
non risparmia nessuno e non tiene nessun conto dei buoni sentimenti, secondo
la lezione, ovviamente rimeditata a fondo, dei grandi maestri del noir,
da Cornell Woolrich a Jim Thompson. È come se nella realtà di tutti
i giorni si possa aprire una crepa che, da trascurabile o impercettibile
qual era agli inizi, a poco a poco si allarga fino a inghiottire l’intera
esistenza dei protagonisti e a sconvolgerne le fondamenta, rivelando tutte
quelle debolezze e quelle precarietà che i personaggi avevano cercato con
tanta cura di nascondere a se stessi e agli altri. Di fronte a questa
dinamica spietata, naturalmente, poco importa che la conclusione sia abbastanza
prevedibile e che la ricomposizione finale suoni un po’ falsa: sono esigenze
di genere e non è questo il problema, la storia regge comunque e quel che
conta è che la psicologia dei personaggi finirà per rivelarsi meno scontata
di quanto potesse sembrare all’inizio. Insomma, chi (come me) si
fosse lasciato sfuggire Nero come il ricordo nel 2003 ha un’insperata
occasione di fare ammenda ed è pregato di non lasciarsela scappare.
22.10.’07
Carlene Thompson, Nero come il ricordo (Black for Remebrance, 1991), tr. it. M.L. Cortaldo, "Le foglie" – Marcos y Marcos, pp. 335, € 13,50