Mozart, delitti in Re Maggiore | Tito Giliberto

Gialloliva | Trasmessa il: 12/11/2006



Come tutti oggi sappiamo, il grande Mozart non fu affatto avvelenato da Antonio Salieri: le prime voci in proposito cominciarono a correre in Vienna qualche anno dopo la morte di entrambi e furono raccolte e tramandate nel 1830 da un atto unico di Pukin, che in seguito sarebbe stato musicato da Rimskij Korsakov e avrebbe offerto lo spunto, negli anni ’80 del secolo scorso, a una commedia di Peter Shafter e a un celebre film di Milos Forman (Amadeus, 1984).   Che di calunnie e solo di calunnie si tratti possiamo dedurlo, da provetti giallisti quali siamo, dalla mancanza assoluta di un movente accettabile: quello su cui giocano Pukin e i suoi continuatori, il contrasto tra genio e mediocrità, è un tipico motivo romantico che poco avrebbe detto a Mozart, a Salieri e ai loro contemporanei, visto che allora il Romanticismo non era stato ancora inventato.
        Nella morte di Mozart, che scomparve a trentacinque anni per quello, che, con tutta evidenza, appare oggi come un avvelenamento da sali di mercurio e di argento (un prodotto largamente utilizzato, all’epoca, per la cura delle malattie veneree) si può leggere comunque un mistero.  Ed è questo mistero su cui è chiamato a investigare il protagonista dell’opera prima di Tito Giliberto, Mozart, delitti in Re Maggiore, uno dei finalisti all’ultima, recente edizione del Premio Scerbanenco, al Noir in Festival di Courmayeur.  Giliberto è giornalista, esperto di musica e di storia della sua professione e rivela, con questo romanzo, una piacevolissima vena narrativa, raccontandoci di un medico veneziano amico di Lorenzo da Ponte che giunge a Vienna nel 1791 per riscuotere un credito appunto da Salieri, di come non ci riesca, perché l’illustre musicista, pur se innocente di qualsiasi tentativo di veneficio ai danni di più dotati colleghi, era piuttosto tirato dal punto di vista pecuniario, ma finisca con il lasciarsi trascinare, senza apparenti motivi, nell’enigma degli ultimi giorni di Mozart, dei misteriosi messaggi rinvenibili nelle sue ultime opere, delle opinioni che nutrono in merito i suoi confratelli della Massoneria.  E siccome la morte dell’autore del Don Giovanni non è certo l’unica scomparsa inattesa di un personaggio illustre che si sia verificata a Vienna in quegli ultimi mesi del 1791, l’indagine, partita come un innocuo gioco intellettuale, finirà per sfociare in un intrigo politico piuttosto pericoloso.  Il tutto è raccontato con molta grazia e un garbo affatto settecentesco, ma fondandosi su un solido impianto storico e una trama gialla di tutto rispetto.  Saprete anche voi che, personalmente, non sono entusiasta del sottogenere storico, ma questa è proprio l’occasione, se mai ve ne fu una, per una salutare palinodia.  Leggetelo.

11.12.’06

Tito Giliberto, Mozart, delitti in Re Maggiore, "Impronte" – Todaro, pp.190, € 14,00; CHF 22,-