Eric Ambler, si sa, è un classico del
‘900: ha praticamente inventato la spy story moderna, sta solidamente
alle spalle di Ian Fleming e Le Carré e ci ha lasciato dei capolavori totali
come Topkapi, Epitaffio per una spia e La maschera di Dimitrios (che non
a caso è uno dei pochi romanzi che Fleming ci fa intravedere in mano a
James Bond). Eppure, c’era ancora un suo libro, Cause for
Alarm, del 1938, che in Italia nessuno si era preso il disturbo di pubblicare.
Ora, i motivi di questa trascuratezza negli anni ’30 erano affatto
ovvii: i romanzi di Ambler sono spesso basati sulle disavventure di un
bravo, se non brillantissimo, suddito britannico, costretto ad affrontare
un paese ostile, in cui la distinzione tra malavita e pubbliche autorità
è meno netta di quanto si possa desiderare e le norme del fair play democratico
non contano più che tanto, e questo paese, nel caso, è l’Italia fascista.
Il giovane Marlow, ingegnere disoccupato, accetta un impiego a Milano,
senza rendersi conto che la ditta (britannica) che lo ha assunto si occupa
soprattutto di armamenti, il che comporta un certo tipo di rapporti con
le autorità, con tutte le sgradevoli conseguenze che si possono immaginare.
E quando sono in ballo le forniture militari (e, più in generale,
quelle governative), naturalmente si entra in un’area in cui le competenze
tecniche servono a poco: si è esposti alle attenzioni della polizia e bisogna
saper gestire i rapporti con un’orda di aspiranti mediatori avidi di mazzette.
Come che sia, l’idea di una storia in cui un bravo inglese deve
ingegnarsi come può per sfuggire ai cattivi italiani e trova soltanto l’aiuto
di un simpatico americano di origine russa che si rivelerà abbastanza
presto per un agente dell’Unione Sovietica (la guerra fredda,
allora, non era stata ancora inventata) non era fatta, evidentemente, per
entusiasmare gli editori nazionali. Ma, santiddio, sono passati quasi
settanta anni e il fatto che soltanto oggi l’Adelphi, che sta ripubblicando,
passin passetto, tutto Ambler, si sia decisa a far tradurre Motivo di allarme
è veramente singolare. Tanto più che si tratta di un piccolo capolavoro:
un romanzo d’atmosfera perfettamente ambientato – l’autore, che, a quanto
si dice, ai servizi segreti di Sua Maestà non era del tutto sconosciuto,
aveva avuto evidentemente modo di conoscere in prima persona l’Italia
fascista e specificamente la nostra città – fondato su un’ipotesi politica
del tutto credibile – le scaramucce diplomatiche tra Italia e Germania
alla vigilia del Patto d’Acciaio – con un protagonista simpatico e una
trama dalla solidità a tutta prova. Certo, il quadro geopolitico
oggi è completamente cambiato e certe polemiche, come quella, tipica di
tutta la spy story dell’epoca, contro “i mercanti di morte” – che sta
alla base anche della Maschera di Dimitrios, – sono un po’ fuori
moda, ma la narrativa è narrativa e un libro di questo genere è uno di
quelli che nessuno può permettersi il lusso di lasciar perdere. Sappiatemi
dire.
06.03.’06
Eric Ambler, Motivo d'allarme (Cause for Alarm, 1938), tr. it. di Francesco Salvatorelli, "Gli Adelphi" – Adelphi edizioni, pp. 316, € 13,00