L'uomo inquieto | Henning Mankell

Gialloliva | Trasmessa il: 01/31/2011


    Spero che non protestiate se vi propongo un altro prodotto scandinavo, ma non è colpa mia se tutte le novità di un certo peso, in questa stagione, vengono dal Nord. Questa volta, poi, si tratta dell'opera di un fuori classe come Henning Mankell, che riprende per l'ultima volta il personaggio di Kurt Wallander, dando degnissima conclusione a uno dei cicli più importanti degli ultimi decenni. E, consapevole della importanza, direi quasi della solennità, dell'occasione, dedica al suo eroe uno dei romanzi più belli e più commuoventi degli ultimi anni.
    L'ultima avventura di Wallander, che non muore alla fine del romanzo, come certe anticipazioni avevano fatto temere, ma viene comunque a trovarsi nella impossibilità di proseguire la sua carriera, è tutta narrata all'insegna della malinconia. Il personaggio è invecchiato (sua figlia Linda gli ha dato un nipotina) e sente il bisogno di fare i conti con la propria vita, di farne quadrare in qualche modo il senso. Sarà perché gli si ripresentano vari fantasmi del passato (la moglie che lo ha lasciato, la donna che ha amato disperatamente e non lo ha voluto sposare, ma anche vecchi amici, conoscenze dimenticate, persino compagni di scuola...), ma gli capita sempre più spesso di ricordare (o cercare di ricordare) episodi e figure che aveva dimenticato. Ed è proprio la memoria che lo tradisce, tormentandolo con l'inaffidabilità dei ricordi e terrorizzandolo con improvvisi blackout, crisi improvvise e passeggere, che tuttavia non lasciano presagire niente di buono. Di fatto c'è un rovello da cui non riesce a liberarsi: la sensazione che la parte attiva, creativa della sua vita sa irrimediabilmente passata, la paura di non essere più in grado di gestire da solo il tempo che gli resta: l'episodio iniziale, che racconta di una grave, quasi incredibile, mancanza disciplinare in cui cade quasi senza rendersene conto, proietta la sua ombra su tutto il romanzo. Che pure si articola in una solida trama, ricca, come sempre, di addentellati sociali e politici, con un insolito tocco di spy story: Wallander deve occuparsi della misteriosa sparizione dei genitori del compagno di sua figlia, i nonni della sua nipotina. Un problema privato, dunque, solo che il quasi consuocero è un alto ufficiale in pensione della Marina militare, è stato nello Stato Maggiore e si è fatto coinvolgere in uno strano affaire di sottomarini sovietici infiltrati nel Baltico: una vicenda sulla quale ha continuato a rimuginare e rompere le scatole alle alte sfere, giungendo a conclusioni parecchio inquietanti. Anche la moglie ha i suoi segreti: sembra, in apparenza, una qualsiasi signora della buona società, ma in giovinezza ha fatto l'allenatrice della nazionale di tuffi e ha avuto occasione di conoscere nene la Germania Est, stabilendo, forse, in quel paese qualche contatto indebito. È un'indagine delicata quella che tocca al nostro ispettore, un'inchiesta senza colleghi o collaboratori, in cui dovrà affrontare soprattutto i propri dubbi e le proprie perplessità. E il tempo è tanto poco e la vita si fa tanto difficile... Lo svolgimento, s'intende, è impeccabile, il colpo di scena finale è del tutto imprevisto, ma è difficile, di fronte al dramma esistenziale del protagonista, non considerare tutto quell'affannarsi in nome di una guerra fredda ormai consegnata alla storia come qualcosa di straordinariamente futile. O forse no? Non sarò io a strappare il sottile velo di ambiguità che avvolge tutta la storia, che resta comunque una delle più straordinarie realizzazioni di un autore che si conferma sempre più al top. Mi saprete dire.
31.01.'11
Henning Mankell, L'uomo inquieto (Der Orologe Mannen, 2009), tr. it. Giorgio Puleo, "Farfalle" – Marsilio, p. 557, € 19,00