L'uomo di paglia | Michael Connelly

Gialloliva | Trasmessa il: 01/23/2012


    Il grande Michael Connelly, fedele alla sua politica di concedere ogni tanto un po' di riposo all'agente Harry Bosch, ha richiamato in servizio per il suo ultimo romanzo un personaggio di qualche anno fa, Jack McEvoy, reporter d'assalto, protagonista de Il poeta (The poet, 1996), ma non del sequel del 2004, Il poeta è tornato (The Narrows), in cui figurava invece la sua partner, l'agente federale Rachel Walling. Con gli anni McEvoy ha fatto carriera, ma ha anche cominciato l'inevitabile parabola discendente: adesso è in crisi nera, nel senso che l'hanno licenziato per esuberanza di personale e tra quindici giorni il suo contratto al “Los Angeles Time” sarà solo un ricordo. Ultimo incarico: instradare nella professione la novellina destinata a sostituirlo. Una situazione – dunque – molto poco promettente, ma con Connelly non si può mai dire e infatti i due, quasi per caso, finiscono su una pista scottante: un omicidio dall'apparenza banale, un caso che la polizia ha aperto e chiuso in cinque minuti, rimanda, a lavorarci un po' sopra, all'attività di un serial killer attivo da anni sulla piazza e la posta in gioco non consiste soltanto nell'individuazione di un assassino, ma nella liberazione di almeno due innocenti finiti in galera al posto suo. Un caso grosso, dunque, per il quale McEvoy dovrà chiedere nuovamente aiuto a Rachel Walling, insieme alla quale si batterà non soltanto contro uno dei killer più scaltri che l'autore abbia mai concepito, ma contro tutte le pastoie che le autorità di polizia e quelle del giornale riusciranno a opporre ai loro sforzi congiunti. Perché l'assassino è perfettamente integrato nel tessuto sociale e si sa muovere come un pesce nell'acqua nei meccanismi della società informatizzata di oggi, mentre i suoi avversari non godono di altrettanta libertà di movimento e devono fare i conti con le regole di una struttura sociale sempre più ottusa e burocratizzata: un sistema in cui un'agente che ha individuato un assassino, salvando la vita alla sua vittima e facendo liberare due innocenti, dovrà soprattutto difendersi dall'accusa di aver ecceduto nelle spese e, d'altro canto, al cattivo basta violare una password bancaria per ridurre il suo avversario all'impotenza assoluta.
    In realtà, l'interesse principale del romanzo, oltre che alla possibilità di dare un'occhiata dal di dentro ai meccanismi del giornalismo americano di oggi, un mondo che l'autore – si sa – conosce di prima mano, consiste proprio nella descrizione dei mille legami che legano la vita di ciascuno di noi agli archivi e agli account elettronici: persino un passatista convinto come McEvoy, uno che non crede fino in fondo alla civiltà del computer e si trova a suo agio soprattutto con i documenti cartacei, può essere combattuto e rovinato in via esclusivamente informatica. Anche se poi, naturalmente, saranno le regole del genere a prevalere, e lo scontro finale tra la determinazione e la forza morale del protagonista e le competenze freddamente tecnologiche dell'assassino si risolverà come tutti si aspettano. Ma non senza che la trama registri una crescita magistrale della tensione e che il lettore, trascinato da un colpo di scena all'altro, non abbia rinunciato a qualsiasi presa di distanza critica. Perché Connelly è sempre il maestro e costruisce le sue storie, anche quelle dal contenuto più spiccatamente esemplare, come nel caso di questo Uomo di paglia, secondo le buone regole della leggibilità. Ve ne accorgerete anche voi.

    23.01.'12
    Michael Connelly, L'uomo di paglia (The Scarecrow, 2009), tr. it. di Stefano Tettamanti e Giuliana Traverso, Piemme, pp. 359, € 19,90