Si può non essere d’accordo, naturalmente,
con il cardinale Tarcisio Bertone, che ha stabilito che Il codice Da Vinci
di Don Brown è un testo empio e peccaminoso, la cui lettura va preclusa
ai fedeli, pena non so se la scomunica o qualche altra grave sanzione ecclesiale,
ma è certo che quell’innocuo bestseller, con il suo successo imprevisto,
ha procurato dei danni abbastanza gravi al mondo del thriller. È
da più di un anno, ormai, che il tema dell’antico manoscritto e quello
della setta misteriosa impazzano liberamente, con il risultato di sommergerci
di massicci volumi, in cui, partendo da una situazione vagamente da spy
story, si finisce dritti dritti nel peggior sciocchezzaio iniziatico che
si possa immaginare. Voi che potete, datemi retta: quando in copertina
figura un qualche testo in caratteri antichi, o i risvolti accennano a
chissà quale segreto tramandato per generazioni, lasciate pure perdere
senza rimpianti. E a me, visto che, per necessità professionali,
me li devo leggere tutti, concedetemi per una volta di sbrigare in un colpo
solo due romanzi del genere, opera entrambi, di autrici spagnole, cui è
arriso, nel loro paese, un successo di vendite che solo un conoscitore
approfondito delle perversioni iberiche potrebbe spiegare. Il primo,
L’ultimo Catone di Matilde Asensi, ben tradotto, come sempre, da Andrea
Carlo Cappi, è stato scritto, ci assicurano, prima che Don Brown mettesse
mano alla penna, ma ne sfrutta, ovviamente, il successo sul piano della
distribuzione. Comincia abbastanza bene, con un bell’intrigo vaticano,
cui aggiunge un pizzico di pepe il dipanarsi del flirt tra una suora esperta
in paleografia e uno studioso copto della materia, ma si perde subito nella
descrizione di una serie di prove, particolarmente cretine, cui i protagonisti
devono assoggettarsi per scoprire chi mai stia facendo incetta, nei reliquari
di tutta Europa, dei frammenti della vera croce. Il ruolo dell’antico
manoscritto, che, opportunamente interpretato, guida i passi degli sciagurati,
è rivestito dal Purgatorio di Dante, il che potrà offrirvi l’occasione
di rinfrescare, se non altro, i ricordi del liceo. Il secondo, La
fratellanza della Sacra Sindone, di Julia Navarro, di un vero e proprio
testo antico fa a meno, ma quanto a sette misteriose e a segreti tramandati
non si risparmia. L’oggetto del contendere è chiaramente indicato
dal titolo, e presuppone una ambientazione italiana, ma il sospetto che
l’autrice a Torino non abbia mai posto piede e sappia ben poco,
comunque, delle procedure della nostra polizia, si affaccia con una certa
insistenza alla mente del lettore. Nessuno dei due romanzi, ovviamente,
riesce a cogliere quella felice mescolanza tra tematiche leggendarie, feuilleton
sentimentale e moderno thriller di azione che caratterizza il prototipo,
ma qui sta appunto il problema. A volte i lettori possono anche essere
disposti a farsi prendere in giro, ma l’operazione richiede un certo garbo
che, in questi due ponderosi “mattoni” si fa fatica a trovare. Tutto
qui.
04.04.’05
Matilde Asensi, L'ultimo Catone (El Último Catón), tr. it. di Andrea Carlo Cappi, Sonzogno, pp. 483, € 18,00