Di seta e di sangue | Qiu Xiaolong

Gialloliva | Trasmessa il: 04/18/2011


    Il giallo, si sa, è un tipo di narrativa strettamente legato alla vita e alla cultura della metropoli industriale: nulla, dunque, dovrebbe impedire che alligni in Cina, dove sorgono alcuni dei più giganteschi agglomerati urbani del pianeta. Ma la cultura di quel paese ha le sue peculiarità e le sue idiosincrasia: è molto difficile, in particolare, che i suoi autori adottino di buon grado un genere di origine esplicitamente occidentale, e, d'altronde, la pur fiorente tradizione indigena del romanzo popolare di delitti e di indagini (quella, per intenderci, che i lettori occidentali conoscono attraverso le imitazioni di Robvert Van Gulig) non è adatta a una ambientazione contemporanea. Di gialli ambientati nella Cina di oggi così ce ne sono, ma sono opera o di stranieri che conoscono il paese, come l'inglese Peter May, o di cinesi espatriati. A quest'ultima categoria appartiene il più noto scrittore cinese di genere, quel Qiu Xiaolong la cui serie dell'ispettore Chen Cao della polizia di Shangai, pubblicata direttamente in inglese negli Stati Uniti, ha ormai conquistato un suo pubblico anche in Italia. Qiu, che insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis, è un autore colto, che conosce a fondo la letteratura e le tradizioni del suo paese e si pone esplicitamente il compito di presentarne una versione corretta ma accessibile ai lettori occidentali. Non per niente il suo personaggio è un abile poliziotto, sì, ma ha la vocazione del letterato, e, oltre che alla poesia, si dedica in particolare alla traduzione nella sua lingua dei thriller americani contemporanei. È questa caratteristica di mediazione culturale reciproca, in effetti, che conferisce ai suoi romanzi gran parte del loro fascino.
    In questo Di seta e di sangue, pubblicato, come i precedenti, nelle “Farfalle” Marsilio, il problema della contaminazione culturale si pone con particolare drammaticità. La squadra speciale della polizia di Shangai – che all'inizio opera in assenza dell'ispettore Chen, in provvisorio congedo per motivi di studio – deve rendersi conto che le uccisioni periodiche di un certo numero di belle ragazze, tutte collegate, in qualche modo, alla florida industria dell'intrattenimento, soffocate e abbandonate in luoghi aperti al pubblico rivestite di uno speciale abito di cerimonia in voga negli anni '50, l' “abito mandarino”, sono opera di un vero e proprio serial killer, una tipologia criminale affatto ignota alle loro competenze investigative. E in effetti, le indagini segnano il passo e il tentativo di prendere l'assassino in trappola si risolverà in una vera e propria catastrofe. Toccherà al protagonista, che sa muoversi con maggiore elasticità culturale dei suoi colleghi, annodare le fila dei vari indizi fino a individuare un sanguinoso antefatto, che, come spesso nella narrativa cinese di oggi, trae origine nelle drammatiche vicende della Rivoluzione Culturale. Potrà risolvere, così, un caso in cui si rispecchiano tutte le contraddizioni della Shangai di oggi e di ieri e guidarci, al tempo stesso, in una sorta di viaggio iniziatico nella vita cinese contemporanea, nel suo inestricabile miscuglio di capitalismo rampante e tradizioni operaie, di edonismo sfrenato e rigore ideologico, di corruzione politica e dedizione alla causa. È, questo quinto romanzo di Qiu Xiaolong, un'opera molto intensa e molto complessa, ricca di spunti e di suggestioni di ogni tipo, che, tuttavia, non prevaricano mai sulla sua solida trama gialla, a dimostrazione della funzionalità inesausta del nostro genere preferito, di cui rappresenta uno dei più degni esemplari di questa stagione.
18.04.'11
Qiu Xiaolong, Di seta e di sangue (Red Mandarin Dress, 2007), tr. it. di Fabio Zucchella, "Farfalle" – Marsilio, pp. 392, € 18,50