L'ora del tè | Alexander McCall Smith

Gialloliva | Trasmessa il: 04/11/2011


    Oramai conoscerete anche voi i romanzi di Alexander McCall Smith abbastanza bene da sapere che, anche se hanno come protagonista la signora Precious Ramotswe, che non sarà, come non mi stancherò mai di ripetere, “la Miss Marple africana”, ma è indubbiamente la titolare dell'unica agenzia investigativa di Gaborone, Botswana (anzi, come apprendiamo in questo L'ora del tè, è l'unica investigatrice privata di tutto il paese), non ci offriranno mai complicati delitti da risolvere o atmosfere particolarmente noir. Di fronte a un delitto, la signora in questione si sentirebbe troppo a disagio: è di cuore tenero, come dimostra la compartecipazione che dimostra per la sorte del suo vecchio e scassatissimo furgoncino bianco. Di fatto, i casi che vengono sottoposti alla sua Ladies' Detective Agency n. 1 hanno a che fare più con le piccole difficoltà della vita di tutti i giorni che con il mondo del crimine, e l'interesse dell'autore è concentrato soprattutto sulla commedia umana di cui sono protagonisti la signora e la sua famiglia, il marito, sig. JLB Matekoni, meccanico provetto, con i suoi piuttosto scapestrati apprendisti Farnwell e Charlie, i due figli adottivi, che cominciano ad avere anche loro qualche parte nelle indagini, e l'efficientissima segretaria, nonche investigatrice aggiunta, signorina Makutsi. Questa volta, a dire il vero, il caso centrale sembra di una certa importanza, perché la signora Romotswe viene assunta per indagare su quale dei membri della squadra di calcio della capitale, i “Falchi del Kalahari”, si sia lasciato comperare dalla concorrenza, con conseguente tracollo dei risultati di campionato (ed è qui che sarà preziosa la consulenza del figlio minore, Puso, che frequenta le medie e di calcio ne sa molto di più della madre), ma vedrete che la soluzione sarà di tipo molto casalingo. Più complicato, forse, il caso, vagamente surreale, della cliente bigama – una donna che è vissuta pacificamente per anni con ben due mariti, tenendoli entrambi all'oscuro della situazione, finché costoro fanno inopinatamente la conoscenza l'uno dell'altro e ciascuno vuole far conoscere all'altro la propria moglie, cioé lei – e drammatica, in un certo senso, è la situazione della signorina Makutsi, che vede la sua rivale storica, la temuta Violet Sephoto, assunta nel negozio di mobili del suo ingenuo e benestante fidanzato e teme, non senza ragione, che la sciagurata abbia sul titolare qualche mira non proprio ortodossa. Ma basterà scoprire la tecnica di cui si serve questa dark lady africana per vendere letti ai giovani scapoli della città (sì, è proprio quella che vi è venuta in mente) perché la reproba sia messa prontamente alla porta e anche per questa volta il futuro matrimoniale della signorina si salverà in extremis.
    Insomma, si tratta, una volta di più, di un giallo molto sui generis, in cui la vita quotidiana della capitale del Botswana è indagata e descritta con sottile umorismo e una certa qual affettuosa compartecipazione. L'autore, si sa, è scozzese puro sangue, ma in Africa è nato e ha lavorato a lungo e se ogni tanto nella sua prosa si insinua un filino di condiscendenza, be', non è colpa sua, visto che non è facile esorcizzare del tutto un fantasma ingombrante come quello dell'impero britannico. I gaboronesi, a quanto sembra di capire, sono gente paziente e di buon carattere e non se ne avranno certamente a male. E perché dovremmo farlo noi?
11.04.'11
Alexander McCall Smith, L'ora del tè (Tea Time for the Traditionally Built, 2009), tr. it. di Stefania Bertola, "Narratori della Fenice" – Guanda, pp.249, € 16,50