Si è sempre un filino preoccupati quando
si prende in mano un nuovo libro di Andrea Camilleri, specie quando vi
è assicurata la presenza del commissario Montalbano. Non per timore,
naturalmente, di dove affrontare del materiale mal scritto o noioso: autore
e personaggio sono, per così dire, a prova di sorpresa e continuano a garantire
la lettura più piacevole e gratificante che ci si possa augurare. Il
problema, forse, è che qualche sorpresa, ogni tanto, la si gradirebbe.
È da un po’ che il Maestro non ci stupisce come una volta: le sue
ultime uscite, con particolare riguardo alle raccolte di racconti pubblicate
dalla Mondadori, ma senza escludere i più impegnati romanzi montalbaniani
della Sellerio, rappresentano sempre dei notevoli esempi di bella e dilettevole
prosa, ma il lettore può aver l’impressione che vi manchi qualcosa: il
fascino della novità, quel gusto di dirci qualcosa di inatteso o di imprevedibile,
di cui si sostanziavano – per dire – libri come Il cane di terracotta
o Il ladro di merendine. Sarà stato per via delle televisione, non
so, ma fino a poco fa Montalbano rischiava di diventare, nel nostro mondo
di lettori, una presenza non solo abituale, ma, forse, un po’ troppo abituale.
Rischiava
fino a poco fa, ho detto. Perché con questa Vampa di agosto l’autore
cambia le carte in tavola. Non solo perché la trama si dipana a partire
da una straordinaria trovata grottesca, quella di una doppia casa costruita
su due livelli, con una metà ipogea abusiva e abusivamente interrata, ma
pronta a tornare alla luce al primo condono edilizio, da cui promana tutta
una serie di segnali inquietanti (invasioni quasi bibliche di scarafaggi,
di topi, di ragni…) e in cui ha trovato naturale collocazione il delitto.
Ma perché il commissario che su quel delitto deve indagare (con riluttanza,
perché si tratta di un atto particolarmente efferato, ai danni di una giovanissima
bella e innocente) è un uomo in parte diverso da quello che conosciamo:
un Montalbano inquieto, ossessionato dalla consapevolezza di stare invecchiando,
stranamente insicuro di sé. Gli ingredienti narrativi che conosciamo
ci sono tutti, l’interminabile tira e molla con Livia, i battibecchi con
Fazio, l’insofferenza per la burocrazia e le prassi consolidate, la guerriglia
contro i superiori, la crescente complicità con Catarella, le mangiate,
le nuotate, le riflessioni sulla verandina a mare… ma, in questo
nuovo contesto, acquistano una pregnanza nuova, una capacità di suggestione
imprevista. È come se quel fastidio per la volgarità del mondo che,
da sempre, caratterizza la saga abbia raggiunto una dimensione esistenziale
che ne accentua la drammaticità e rende meno efficaci le tecniche fin qui
messe in atto per superarlo. E, in effetti, a fine romanzo Montalbano
si ritrova ingannato e in crisi, spoglio del rassicurante sistema delle
sue certezze e chissà cosa gli potrà capitare in futuro. Non lo sa
lui, non lo sappiamo noi lettori e probabilmente non lo sa nemmeno Camilleri,
ma certo qualcosa è cambiato e tutti ci possiamo aspettare di tutto. Per
intanto, ci è toccato un bellissimo romanzo e scusate se è poco.
11.05.’06
Andrea Camilleri, La vampa di agosto, "La memoria" – Sellerio, pp. 273, € 11,00