La ragazza di polvere | Michael Connelly

Gialloliva | Trasmessa il: 04/30/2007


    L’agente Harry Bosch è tornato al Dipartimento di Polizia di Los Angeles e alla narrazione in terza persona. E i lettori potranno fare qualche fatica a capire come mai il suo periodo di libertà sia durato, se non proprio il classico spazio di un mattino, quello, comunque, di due soli romanzi. Forse perché l’autore ha scoperto di essere più a proprio agio nelle convenzioni del procedural, o, più probabilmente, perché si è reso conto che l’individualismo di una figura come quella di Harry dà il meglio di sé quando è costretto a interagire con una struttura organizzata e (possibilmente) ostile. Peccato, in un certo senso, perché la dimensione “familiare” del Bosch cane sciolto, quella dei suoi rapporti con l’ex moglie e la figlia, arricchiva parecchio il personaggio, gli conferiva una dimensione insolita per il genere e prometteva degli sviluppi cui l’autore, evidentemente, ha rinunciato. Ma gli autori non sono tenuti ad assecondare le aspettative dei lettori e ci mancherebbe altro.

    Comunque Bosch è tornato e, visto che, ancorché formalmente sia una matricola, non è proprio un agente di primo pelo, lo hanno assegnato alla sezione Casi Freddi, quella che si occupa dei delitti irrisolti del passato. I giallofili, naturalmente, collegano quasi automaticamente il concetto ai romanzi di Charles Willeford (e l’autore spende una citazione di Tempi d’oro per i morti per far capire che lo sa benissimo), ma il clima, ovviamente, è tutt’altro. Connelly non ha nessuna propensione né per il comico né per il grottesco: la sua vocazione è rigorosamente drammatica e il primo problema che sottopone al suo investigatore è quello di una ragazzina di sedici anni scomparsa da casa nel 1988 e ritrovata assassinata pochi giorni dopo. Una ragazzina come tante, con le sue “storie”, il diario, le amiche del cuore, i piccoli casini a scuola… una di quelle figure che non si penserebbe mai di trovare di punto in bianco al centro di un indagine per omicidio, anche se il fatto che appartenesse a una famiglia interrazziale può aprire le più inquietanti speculazioni. Ma Bosch sa il fatto suo (come sa benissimo che se fallirà l’occasione non ne avrà un’altra, perché i suoi vecchi nemici al Dipartimento sono ancora in sella e non vedono l’ora di liberarsi definitivamente di lui) e non si lascia sopraffare né dai sentimentalismi né dalle ovvietà: procede passo passo, con pazienza e risolutezza alla straziante ricostruzione dell’ultima fase di quella giovane vita stroncata e degli effetti, come sempre imprevedibili, che il delitto ha avuto su chi le stava vicino. La soluzione, in un certo senso, sarà la più ovvia, ma di quelle ovvietà cui non pensa mai nessuno.

    Un giallo inappuntabile, nel complesso,costruito con alta professionalità, forse leggermente noioso nella prima parte, quando si mettono in tavola tutte le carte, ma aspettate, per dichiararvi delusi, che l’autore si decida ad avviare, dopo un centinaio di pagine circa, il meccanismo implacabile della sua suspence e vedrete che la classe è sempre la classe. Un’attrattiva in più per i lettori eruditi sarà poi quella di decidere se il sottofinale sia ispirato o meno a quello di un celebre film che Truffault ricavò da un romanzo di Cornel Woolrich. Può essere un plagio, un “omaggio a” o semplicemente una coincidenza: vedete voi.

    Michael Connelly, La ragazza di polvere (The Closers, 2005), tr. it. di Amedeo Romeo, Piemme, pp. 401, € 19,90