La ragazza che danzava per Mao | Qiu Xiaolong

Gialloliva | Trasmessa il: 03/26/2012


    L'ispettore capo Chen Cao, della polizia di Shangai, il protagonista dei gialli di Qiu Xiaolong, ormai ha fatto carriera. O meglio, è sempre ispettore capo, ma è conosciuto ai vertici della polizia e a quelli del partito come persona di fiducia, per cui gli vengono affidati i casi più delicati e la libertà di trattarli secondo coscienza. Il che è strano, perché non si tratta affatto del solito burocrate ligio al sistema: Chen, al contrario, si tormenta sulle contraddizioni che tormentano il paese e non scenderebbe mai a un compromesso disdicevole per far cosa gradita a chi sta in alto, ma evidentemente la sua fama di lavoratore brillante e coscienzioso induce chi di dovere a passar sopra a queste gravi mende. Così, questa volta, è il ministro Huang Keming, da Pechino, a incaricarlo di una indagine a dir poco scottante: c'è una ragazza che si muove negli ambienti “nostalgici” di Shangai, quelli in cui si coltiva il ricordo dei fasti coloniali della città negli anni '30, la cui nonna ha avuto, sembra, una relazione con lo stesso Mao, che potrebbe averle lasciato qualche documento o qualche confidenza che il regime non amerebbe veder divulgati. E il povero Chen, che, come al solito, è in una situazione di grave crisi personale, deve infiltrarsi nello strano mondo di quei passatisti, senza suscitare – naturalmente – i loro sospetti e neanche quelli della Sicurezza Interna, una istituzione che fa capo a un gruppo concorrente di potere politico.
    Nei romanzi di Qiu Xiaolong, cinquantanove anni, cinese di Shangai da tempo trasferitosi negli Stati Uniti, dove pubblica direttamente in inglese, le trame traggono origine, di solito, da qualche nefandezza dei tempi della Rivoluzione Culturale. In questo La ragazza che danzava per Mao, ambientato alla fine degli anni '90, si compie un deciso salto di qualità, coinvolgendo i massimi vertici del potere politico di allora: non per niente il titolo originale suona direttamente “Il caso Mao” e la ragazza di quello italiano non danzava “per” lui, ma “con” lui, visto che il Grande Timoniere, a quanto pare, amava molto il ballo, il nostro ballo occidentale a coppie, e se la cavava niente male con ritmi lenti e fox trot. Oltretutto, è vero che in quegli anni, di fronte agli eccessi di sproporzione economica e sociale cui era giunto il sistema dell'economia di mercato, si era diffusa in Cina una certa nostalgia per l'egualitarismo dei tempi delle Guardie Rosse, accompagnata da una sorta di culto informale per la memoria di Mao, entrambe le cose fonte per le autorità costituite di ogni genere di imbarazzi. Chen, così, deve condurre una specie di indagine nel passato, simile – per qualche verso – a quelle di certi romanzi di Agatha Christie, ma è acutamente consapevole di come quei fatti lontani si possano ripercuotere nel presente: non per niente incontrerà sul suo cammino una spietato omicida. Ce la farà, mettendo ancora una volta in secondo piano le sue aspirazioni personali, guidando il lettore in una affascinante visita guidata tra i misteri della Cina di oggi e di ieri, tra citazioni di poesie classiche e contemporanee, descrizioni di ambiente, chiacchiere all'osteria e al ristorante, spuntini e banchetti, bevute e dissertazioni teoriche, facendo conto solo sulle proprie forze e si quelle dei due soliti collaboratori ufficiosi, l'agente Yu e l'ex agente Vecchio Cacciatore, che l'affiancano in via informale. Un gran bel romanzo, come sempre, e se solo il traduttore italiano mostrasse qualche familiarità in più con il trapassato e le cose cinesi lo si leggerebbe ancora più volentieri.
26.03.'12
Qiu Xiaolong, La ragazza che danzava per Mao (The Mao Case, 2009), tr. it. di Fabio Zucchella, "Farfalle" – Marsilio, pp. 365, € 18,00