La necessità de nemico

La caccia | Trasmessa il: 10/21/2001



Poco dopo l’11 settembre, un ministro italiano – non ricordo quale, ma mi sembra fosse il titolare della Difesa, l’on. Martino –  commentando le voci che correvano sulle manovre speculative sul dollaro prima degli attentati di Washington e New York, si è azzardato a dichiarare che lui, personalmente, non escludeva l’esistenza di “una specie di Spectre”, un’organizzazione privata in grado di finanziare le proprie attività terroristiche con azioni di quel genere.  Con questo, il ministro dimostrava una certa vastità di letture, sia pure non specialistiche, perché lo Spectre (il nome, ricorderete,  è un acronimo per “Speciale Esecutivo per Controspionaggio, Terrorismo, Rivendicazioni ed Estorsioni”) è un’invenzione di Ian Fleming per il settimo romanzo della serie di James Bond, Thunderball (Operazione tuono, 1960).  E l’implicita analogia del nostro ministro, in fondo, non era tanto azzardata, perché in quel romanzo gli arcicriminali preparano un sanguinoso attentato contro gli Stati Uniti e nel successivo On her Majesty’s Secret Service (Servizio segreto, 1964), lanciano contro l’Occidente un attacco batteriologo con largo impiego di spore di antrace.
        La vita, si sa, imita l’arte.  Il che non significa, naturalmente, che Osama Bin Laden, o chi per lui, abbia tratto ispirazione dall’opera di Fleming, o che in essa cerchino lumi gli analisti delle Intelligence occidentali.  Significa, forse, soltanto che nella nostra cultura si danno certe strutture interpretative applicabili a entrambi i livelli.  Perché un’opera di narrativa “funzioni”, perché sia credibile, come sono credibili i romanzi di Fleming, nonostante l’assurdità delle trame, deve servirsi di elementi che i lettori possano credere ritrovare nella realtà.  E, in effetti, se alla possibilità di toglierci dagli impicci grazie all’intervento del solo agente 007 non crede nessuno, sono in molti, da Bush in giù, che si sono dichiarati convinti dell’esistenza di una superorganizzazione privata dedita al terrorismo internazionale.
        La loro fiducia non è casuale.  Fleming si era inventato lo Spectre per un motivo preciso: nel 1960 la situazione internazionale non gli permetteva più di assegnare il ruolo dei cattivi agli agenti della Smersh, la sinistra sezione operativa del controspionaggio sovietico.  Erano anni di distensione e lo scrittore inglese (a differenza di Berlusconi) pensava che i comunisti cattivi fossero uno spauracchio ormai fuori moda..
        Bin Laden, probabilmente, ce lo siamo inventato per tutt’altri scopi.  Ma oggi anche lui svolge, mutatis mutandis, lo stesso ruolo che il papà di James Bond aveva assegnato alla Spectre.  Dopo la crisi del polo sovietico, l’Occidente, Stati Uniti di America in testa, non ha mai smesso di cercare un nuovo nemico, su cui focalizzare le paure e le ansie dei suoi cittadini.  Sappiamo benissimo tutti quanto siano utili i nemici per creare un sistema ideologico capace di assicurare il consenso.  E se l’evidente sproporzione delle forze ha fatto fallire, in sostanza,  il tentativo di trovare l’arcinemico a livello di stati, che so, nell’Iraq di Saddam Hussein o nella Serbia di Milosevic, una misteriosa struttura segreta può servire meglio allo scopo.
        Naturalmente gli Stati Uniti e i loro alleati oggi bombardano l’Afghanistan, che non è un’organizzazione segreta, ma uno stato dotato di una popolazione civile che, evidentemente, non c’entra.  Avranno i loro motivi e non è il caso, in questa sede, di discuterli.  È importante rendersi conto, però, che i motivi concreti non coincidono sempre con il sistema ideologico creato per giustificarli.  Anzi, quasi mai.

21.10.’01