Poco dopo l’11 settembre, un ministro
italiano – non ricordo quale, ma mi sembra fosse il titolare della Difesa,
l’on. Martino – commentando le voci che correvano sulle manovre
speculative sul dollaro prima degli attentati di Washington e New York,
si è azzardato a dichiarare che lui, personalmente, non escludeva l’esistenza
di “una specie di Spectre”, un’organizzazione privata in grado di finanziare
le proprie attività terroristiche con azioni di quel genere. Con
questo, il ministro dimostrava una certa vastità di letture, sia pure non
specialistiche, perché lo Spectre (il nome, ricorderete, è un acronimo
per “Speciale Esecutivo per Controspionaggio, Terrorismo, Rivendicazioni
ed Estorsioni”) è un’invenzione di Ian Fleming per il settimo romanzo
della serie di James Bond, Thunderball (Operazione tuono, 1960). E
l’implicita analogia del nostro ministro, in fondo, non era tanto azzardata,
perché in quel romanzo gli arcicriminali preparano un sanguinoso attentato
contro gli Stati Uniti e nel successivo On her Majesty’s Secret Service
(Servizio segreto, 1964), lanciano contro l’Occidente un attacco batteriologo
con largo impiego di spore di antrace.
La
vita, si sa, imita l’arte. Il che non significa, naturalmente, che
Osama Bin Laden, o chi per lui, abbia tratto ispirazione dall’opera di
Fleming, o che in essa cerchino lumi gli analisti delle Intelligence occidentali.
Significa, forse, soltanto che nella nostra cultura si danno certe
strutture interpretative applicabili a entrambi i livelli. Perché
un’opera di narrativa “funzioni”, perché sia credibile, come sono credibili
i romanzi di Fleming, nonostante l’assurdità delle trame, deve servirsi
di elementi che i lettori possano credere ritrovare nella realtà. E,
in effetti, se alla possibilità di toglierci dagli impicci grazie all’intervento
del solo agente 007 non crede nessuno, sono in molti, da Bush in giù, che
si sono dichiarati convinti dell’esistenza di una superorganizzazione
privata dedita al terrorismo internazionale.
La
loro fiducia non è casuale. Fleming si era inventato lo Spectre per
un motivo preciso: nel 1960 la situazione internazionale non gli permetteva
più di assegnare il ruolo dei cattivi agli agenti della Smersh, la sinistra
sezione operativa del controspionaggio sovietico. Erano anni di distensione
e lo scrittore inglese (a differenza di Berlusconi) pensava che i comunisti
cattivi fossero uno spauracchio ormai fuori moda..
Bin
Laden, probabilmente, ce lo siamo inventato per tutt’altri scopi. Ma
oggi anche lui svolge, mutatis mutandis, lo stesso ruolo che il papà di
James Bond aveva assegnato alla Spectre. Dopo la crisi del polo sovietico,
l’Occidente, Stati Uniti di America in testa, non ha mai smesso di cercare
un nuovo nemico, su cui focalizzare le paure e le ansie dei suoi cittadini.
Sappiamo benissimo tutti quanto siano utili i nemici per creare un
sistema ideologico capace di assicurare il consenso. E se l’evidente
sproporzione delle forze ha fatto fallire, in sostanza, il tentativo
di trovare l’arcinemico a livello di stati, che so, nell’Iraq di Saddam
Hussein o nella Serbia di Milosevic, una misteriosa struttura segreta può
servire meglio allo scopo.
Naturalmente
gli Stati Uniti e i loro alleati oggi bombardano l’Afghanistan, che non
è un’organizzazione segreta, ma uno stato dotato di una popolazione civile
che, evidentemente, non c’entra. Avranno i loro motivi e non è il
caso, in questa sede, di discuterli. È importante rendersi conto,
però, che i motivi concreti non coincidono sempre con il sistema ideologico
creato per giustificarli. Anzi, quasi mai.
21.10.’01