La lunga estate calda del commissario Charitos | Petros Markaris

Gialloliva | Trasmessa il: 04/02/2007


    Cominciamo subito dal titolo italiano, che, tra i molti esempi deprecabili che ci propone l’editoria nostrana, si segnala come uno dei più deprecabili. E dei più futili, perché se è vero che il commissario Charitos, il protagonista dei thriller di Petros Markaris, deve affrontare in questa sua quarta avventura un’estate lunga e calda, è anche vero che dalle sue parti il fenomeno è affatto comune e che il personaggio, da bravo ateniese puro sangue, vi deve essere abituato. Il suo problema è ben altro e non solo perché un gruppo di terroristi ha preso in ostaggio, vicino alla costa di Creta, un traghetto su cui sono imbarcati sua figlia e il fidanzato di lei, che è una situazione angosciosa sulla quale, però, il poveretto non ha grandi possibilità di intervenire. Il fatto è che per le vie della capitale si aggira un misterioso killer in motocicletta che elimina, uno dopo l’altro, una serie di personaggi assai noti nel mondo televisivo e pubblicitario, i media sono in subbuglio, i superiori anche, di indizi da seguire non se ne trovano punto e per chi ha la responsabilità delle indagini esistono delle probabilità piuttosto alte di trovarsi incastrato in uno scomodo ruolo di capro espiatorio. Perché la pubblicità, come spiega un personaggio verso la fine del romanzo, è l’ “azionista di riferimento” (o vasikòs métochos , come suona il titolo originale del romanzo) della nostra società globalizzata e, in fondo, anche i gesti di terrorismo sono una manifestazione pubblicitaria e non è detto, a pensarci bene, che il sequestro di una nave e l’attività di un serial killer specializzato in modelli pubblicitari non siano, in qualche modo, collegati tra loro.

    Il commissario Charitos, che all’inizio della sua carriera letteraria era solo una incarnazione locale del modello Maigret-Montalbano, con qualche tocco di eccentricità alla Dupin, ha fatto, in questi ultimi anni, parecchia strada. Ormai è una specie di deus ex machina, anzi, di theòs apò mechanès, di questa strana Atene contemporanea, che non è più né l’icona del classicismo né la sonnolenta città levantina di qualche anno fa, ma si è vista assegnare dalla storia un ruolo nuovo di “capitale dei Balcani” (è il titolo di una raccolta di racconti di Markaris, che in Italia, salvo uno, non sono mai stati pubblicati) e fatica parecchio a conciliare le sue tradizioni e la sua storia con la realtà, dinamica ma incasinatissima, in cui si trova proiettata. Oltretutto, nel passato “balcanico” della Grecia ci sono dei momenti particolarmente oscuri, come quelli della guerra civile e della dittatura dei colonnelli, e non sarà un caso se proprio in questi “buchi neri” il nostro commissario finisce spesso per andare a cercare le sue soluzioni. Succede anche in Vasikòs métochos – permettetemi di continuare a chiamarlo così, – un romanzo che conferma l’alto livello del suo autore sul piano ideologico e narrativo e ci offre la rara possibilità di farci un’idea un po’ più precisa del solito della realtà della Grecia, un paese che, proprio perché vive di turismo, si sforza più spesso di quanto non si creda di celare ai visitatori la parte più segreta e significativa di sé.

    Petros Markaris, La lunga estate calda del commissario Charitos (Vasikòs métochos), tr. it. di Andrea Di Gregorio,"Narratori stranieri" – Bompiani, pp. 375, € 17,50