Neofiti, nostalgici e cultori dell’età d’oro del giallo accoglieranno
con giubilo la ripubblicazione, negli Oscar Mondadori, di un classico di
Rex Stout che, salvo errore, non compariva più in libreria da quando era
stato incluso in un Omnibus del 1973. La lega degli uomini spaventati,
di fatto, è il secondo romanzo che Stout dedicò ai personaggi di Nero Wolfe
e Archie Goodwin e resta, per un motivo o per l’altro, uno dei meno noti.
Sarà perché le figure dei comprimari sono appena abbozzate e quelle
dei protagonisti a uno stadio, per così dire, sperimentale, o perché l’autore
non aveva ancora messo pienamente a punto quell’impasto irrepetibile di
giallo d’azione, detection e humour che avrebbe caratterizzato i suoi
successi futuri, ma si tratta di un romanzo che anche gli stoutofili più
assatanati riprendono raramente in mano. Ed è un peccato, perché,
a parte l’interesse puramente letterario offerto dalla possibilità di
seguire l’evolversi in progress dell’opera di uno dei maestri del genere,
questi Wolfe e Goodwin, diciamo così, aurorali sono tutt’altro che da
buttar via. Lo scrittore, evidentemente, nel 1935 pensava a un tipo
di giallo più colto, psicologicamente più approfondito e, dal punto di
vista dello svolgimento, meno fondato sulla ripetizione di uno schema dato.
In effetti, la trama della Lega degli uomini spaventati è piuttosto
diversa da quelle che seguiranno. Ma resta, comunque, strepitosa:
la storia di come un gruppo di importanti professionisti si faccia ricattare
psicologicamente da un vecchio compagno di scuola, un curioso esemplare
di scrittore decadente e un po’ perverso, che riesce a sfruttare per oltre
vent’anni il loro senso di colpa per uno scherzo finito male è veramente
degna di figurare nell’elenco ristretto dei capolavori del mystery e chi
non l’ha ancora letta, o se l’è dimenticata, deve assolutamente provvedere.
Un’unica riserva: ci saranno senz’altro degli ottimi motivi, oltre al
desiderio di fare economia, se la Mondadori ha ritenuto di ripubblicare
il romanzo nella vecchia traduzione del 1937 di Alfredo Pitta: in fondo
è anche questo un modo per restituire ai lettori di oggi quel certo sapore
d’epoca che male non fa mai. Ma non si capisce, poi, perché ci si
sia dati la pena di affidare a chissà chi una specie di superficiale modernizzazione
del testo italiano, sostituendo, per esempio, le forme di cortesia col
Voi nel Lei, cambiando qualche espressione idiomatica e operando analoghe
modifiche di poco conto. È un modo di rovinare un testo che aveva
una sua dignità (Pitta è stato uno dei pionieri dell’introduzione del
giallo in Italia) senza ottenere nessun vero vantaggio. Ma pazienza.
03.05.’04
Rex Stout, La lega degli uomini spaventati (The League of the Frightened Men, 1935), tr. it. di Alfredo Pitta, "Oscar scrittori del Novecento" – Mondadori, pp. 191, € 7,80