La decadenza ideologica delle strade ferrate

La caccia | Trasmessa il: 03/29/1998



Qndo, in settembre 1863, giovane Giosue Carducci, ben deciso scandalizzare benpensanti presenti e futuri, diedesi a comporre suo inno “A Satana”, opera in cui, come ognun sa, principe di tenebre viene assunto polemicamente come principio positivo e identificato tout court con gioia di vivere e libertà di pensiero (2 cose che a benpensanti in questione sembravano, appunto, tipiche espressioni di Maligno), accorsesi di aver bisogno di finale.  Dopo aver tracciato in quarantina di agili strofette storia di umanità da punto di vista di lotta di progresso contro reazione, dopo aver esaltato sana sensualità di paganesima contro mortificazioni medioevali, dopo aver inneggiato a Rinascimento et a Riforma, dopo aver reso omaggio a Abelardo, Arnaldo da Brescia, Wycliffe, Husse, Savonarola e Lutero, poeta doveva trovare immagine finale che esprimesse at occhi tutti vittoria di libero pensiero e radiose promesse che aprivanosi x futuro.  E trovolla in invenzione di ferrovia.  X qnto oggi possaci sembrare strano, a solenne affermaz. di vittoria di laicità su superstizione (“Gittò la tonaca / Martin Lutero; / Gitta i tuoi vincoli / Uman pensiero, / E splendi e folgora / Di fiamme cinto; / Materia, innalzati; / Satana ha vinto) segue senza soluz. continuità descriz. di treno:  “Un bello e orribile / Mostro si sferra, / Corre gli oceani, / Corre la terra: / Corrusco e fumido / Come i vulcani, / I monti supera, / Divora i piani; / Sorvola i baratri; / Poi si nasconde / Per antri incogniti, / Per vie profonde; / Ed esce; e indomito / Di lido in lido / Come di turbine / Manda il suo grido, / Come di turbine / L’alito spande: / Ei passa o popoli, / Satana il grande./  Passa benefico / Di loco in loco / Su l’infrenabile / Carro del foco.”

Sunt versi ingenui, ma efficaci, tanto vero che piacquero anche a chi con Satana non voleva avere proprio nulla a che fare.  Quando frequentavo elementari, 90 anni dopo, trovavalisi normalm. su tutti sussidari et antologie destinate at istruz. primaria: estrapolati da contesto, orbati di qlsivoglia allusione emoniaca e anodinam. intitolati a treno, sunt probabilm. tra primi versi di Carducci che dovuto mandare a memoria, xché allora a fanciulli facevanosi imparare versi a memoria, e x qnto poco apprezzassi cosa allora, devo confessarvi che adesso ricordarne ancora qc1 omnino non dispiacemi.  Anche xché, crescendo, imparato a non lasciarmi fregare da commenti scolastici e a cercare vedere in poesie qlo che poeti volevano metterci: in qs. caso, evidentem., buon Giosue intendeva dire che facilità di spostamento permessa da progresso tecnologico, riguardando non solo persone, ma idee e possibilità confrontarle, non poteva che affrettare liberaz. da 1 potere che in volontà di non lasciar circolare idea che fosse 1 trovava suo strumento x eccellenza.  Progresso, allora come oggi, significava anche libertà di movimento.

Oggi, naturalm., papa viaggia in jet  e di certe illusione abbiamo dovuto fare a -.  E qnto a treni, ahimé, costretti considerarle sopratt. trappole pericolose.  Rete ferroviaria italiana est + o - uguale a com’era at tempi Carducci, ma ness1 oggi vedrebbevi strum. di liberaz. da pastoie di oscurantismo.  E in vecchie (o nuove) carcasse che percorronola arrancando, fermandosi spesso, deragliando sovente e scontrandosi talvolta l’un l’altra, non hay proprio nulla che possa entusiasmare poeta.

Ma, in fondo, destino di treno era già segnato prima che gestione di vari Burlando producesse risultati che prodotto.  E non solo xché progresso, comnque vogliasi giudicarlo, va avanti e rende obsoleto  qlo che olim sembrava top di modernità.  Riferiscomi at suo destino ideologico, at sua immagine pubblica.  Treno come strum. di trasporto, oggi, gode stampa abbast. buona, sopratt. a snxtra, ma, se pensateci 1 momento, vedrete che, + di volte, viene esaltato + in funz. di qlo che non est che x qlo che est.   Sunt pochi qli che vantanone, che so, comodità, o velocità, o, come faceva Carducci, tenebrosa bellezza.  Che sia brutto, scomodo e lento praticam. ammettonolo tutti.  Suoi sostenitori, se mai, faranno notare che non inquina, o inquina - di altri; che suo rilancio e sviluppo permetterebbe ridurre numero automob. in circolaz.; che ciò gioverebbe molto a frenare cementificaz. autostradale, con tutti vantaggi che possonosi immaginare x ambiente e x salute.  Conferisconogli, insomma, tranquillizzante solidità ecologica, che ben prestasi essere contrapposta  at inquietante individualismo di mezzi su gomma.  Treno diventato buono e habet, sopratt., vantaggio non essere automob.  Appartiene at categoria di quei mezzi di cui persone intelligenti dovrebbero sempre servirsi x perseguire fine di utile collettivo, anche a costo di qlche disagio individuale, mentre miope massa di stolti ostinasi a privilegiare proprio vantaggio privato (e qndi a usare treno - che può).

Ora, tutto qs., naturalm. est vero.  Ma capirete anche voi che apprezzam. motivato sopratt. in termini negativi lascia tempo che trova.  Anche xché dialettica tra collettivo e privato est sacrosanta, ma dovrebbe essere portata a sue conseguenze logiche, quod oggi, notoriam., non puotesi fare.  Se treno rappresenta servizio pubblico, da privilegiare in nome di vantaggi che rende at collettività (e non solo da pdv ecologico, naturalm., ma anche da qlo di organizzaz. sociale), da collettività dovrebbe essere gestito e pagato.   Mentre oggi x risolvere crisi di sistema ferroviario non si sa fare di meglio che invocarne privatizzazione.  Come a dire piena instauraz. anche in qs. campo di logica di profitto, che est poi qla che determinato monocultura di automobile, cementificaz. autostradale et scempio di ambiente e che poco o nulla curasi di funzione sociale dei servizi che intende gestire e di poveri disgraziati che treno prendonolo tutte mattine x andare a lavorare.   Di fronte a qla logica, ahimé, non hay progresso, non hay ambiente e non hay Satana che tenga.

(29.03.’97)