La caccia al tesoro | Andrea Camilleri

Gialloliva | Trasmessa il: 06/21/2010


    È doveroso concludere, per ora, queste nostre chiacchierate occupandoci dell'ultimo romanzo di Andrea Camilleri, che, in tre o quattro settimane di permanenza in libreria, ha già scalato tutte le classifiche, imponendosi come uno dei grandi successi della stagione. È vero che solitamente, come avrete notato, non considero indispensabile segnalare tutte le produzioni del Maestro di Porto Empedocle, soprattutto perché sarebbe azzardato considerarle delle vere e proprie novità: sono, se non proprio ripetitive, costruite secondo una formula molto sperimentata, per cui, per quanto garbate, piacevoli e divertenti, finiscono per essere tutte più o meno intercambiabili. Ma Camilleri è sempre Camilleri e ogni tanto riesce ancora a stupirci, come in questa Caccia al tesoro, che coglie il commissariato di Vigata in un periodo di insolita bonaccia, senza casi da risolvere, misteri da sceverare o assassini da aggiudicare alla giustizia. Una noia, per il povero Montalbano, con Livia sempre lontana, sospettosa e irascibile, Mimì Augello, Fazio e Catarella intenti a recitare rispettive parti con impeccabile professionalità, il questore che si rivela a ogni occasione la solita testa di minchia e niente che venga a interrompere questo assurdo periodo di calma forzata. Sì, a un certo punto la noia è rotta da una sparatoria, per via di un fanatico religioso uscito definitivamente di testa e rivelatosi poi detentore, nel segreto di casa sua, di una bambola gonfiabile a uso presumibilmente erotico, ma diversivi del genere finiscono presto archiviati. È per questo che Montalbano si lascia invischiare, in mancanza di meglio, nella “caccia al tesoro” cui lo invitano certi messaggi anonimi, che attraverso una serie di enigmi più o meno ingegnosi disegnano uno strano percorso lungo le vie di Vigata e le località viciniori. Una routine abbastanza stupida, anche se con qualche punta inquietante, come quando l'indizio che il nostro commissario si ritrova per le mani consiste nella testa mozzata di un agnello, o quando si accorge di essere tenuto sotto stretta sorveglianza visiva e fotografica e il suo olfatto esercitato gli dice che non di un gioco soltanto si tratta, che c'è sotto qualcosa, che da un momento all'altro potrebbe accadere qualcosa di veramente brutto... E infatti, tutto a un tratto, la sparizione di una ragazza, una liceale, porrà fine all'ozio forzato dei bravi sbirri e li scaraventerà di punto in bianco in un'atmosfera di purissimo orrore. L'autore, insomma, si cimenta in un gioco abbastanza spericolato, contrapponendo l'un l'altro i diversi registri della sua narrativa e costringendo personaggi e lettori alla più spericolata delle acrobazie mentali. L'enigma non è poi così arduo da risolvere, è difficile non individuare a prima vista il colpevole quando appare in scena (anche perché altri candidati alla parte non ce ne sono), ma questo non significa nulla e la storia, nella sua eretica mescolanza di tragico e comico, si rivelerà come una delle più singolari uscite dalla penna di Camilleri. Che riesce, così, a spiazzarci, insegnandoci che quando c'è di mezzo un vero scrittore non bisogna mai cedere alla tentazione di dare tutto per scontato.

    21.06.'10
    Andrea Camilleri, La caccia al tesoro, "La memoria" – Sellerio, pp. 271, € 14,00