La balia | Petros Markaris

Gialloliva | Trasmessa il: 04/27/2009


    Petros Markaris sta assumendo, con gli anni, una posizione centrale nel panorama del giallo europeo. Se il suo primo romanzo, Ultime della notte, del '95 si poteva considerare un thriller abbastanza normale, che, pur nell'inedita ambientazione ateniese, riproponeva tematiche e figure non ignote al nostro genere preferito, le successive avventure del commissario Charitos (per non dire dei bellissimi racconti pubblicati in Italia come I labirinti di Atene, nel 2008) scavano in modo sempre più approfondito nella realtà sociale e umana del suo paese, si sforzano con sempre maggiore determinazione di fare i conti con la sua storia. E tutto questo avviene senza cadere nella tentazione del particolaristico o del pittoresco, cui pure non sono immuni molti scrittori affini (pensiamo a Camilleri): la Grecia è stata a lungo una realtà periferica in Europa, è giunta tardi alla globalizzazione e le contraddizioni relative vi hanno forse maggiore evidenza che altrove, ma l'intensa umanità che Markaris riesce a conferire ai suoi personaggi elimina dalle loro vicende ogni traccia di esotismo turistico e permette a tutti noi di rispecchiarvici senza riserve, il che spiega, probabilmente, perché sono diventati così popolari anche fuori dal loro paese.
    In quest'ultimo La balia l'autore fa uno sforzo in più. Mandando il suo commissario in vacanza a Istanbul – anzi, come ogni greco continua a dire – a Costantinopoli (“la Città” per antonomasia), dove sarà coinvolto nella ricerca di un'anziana signora di origine greca che, a quanto pare, è rientrata nella sua città di origine per compiere un certo numero di sanguinose vendette, affronta un tema centrale nella coscienza dei suoi concittadini e nella sua storia personale. La cultura greca, si sa, dopo avere rimosso per decenni il tema della grecità orientale (e degli errori che ne hanno causato la pressoché totale estinzione), oggi se ne mostra per più versi affascinata – basta pensare a un film come Politikì kuzina di Tassos Boulmetis o a un romanzo come Le streghe di Smirne di Mara Meimeridi – e questo è tanto più vero per Markaris, che di Costantinopoli è originario e ha vissuto gli anni in cui la minoranza greca (o, come si dice ancora laggiù, “romea”) rappresentava una comunità prospera e ben inserita in una realtà spiccatamente cosmopolita. Chi ha letto il suo breve scritto autobiografico, Kat'exakoloúthisi, del 2005, ritroverà nel nuovo romanzo, che non per niente si intitola nell'originale Paliá, pol paliá (“Tanto tempo fa”) temi e motivi molto personali. È una specie di viaggio sentimentale che l'autore compie per l'interposta persona del suo personaggio e gli permette di riflettere sul significato di essere minoranza, sui rapporti multiculturali, sulle tradizioni e sul loro inevitabile venir meno: Charitos, così, per quanto affascinato dalla Città, per quello che è e per quello che ricorda a qualsiasi greco, finirà per scoprirsi più a suo agio con il collega turco che conduce le indagini che con i romei con cui entra in contatto, a prova del fatto che le contrapposizioni tradizionali tra i popoli e le culture sono soprattutto dei luoghi comuni. Insomma, un messaggio per tutti noi e un gran bel romanzo, di grande intensità culturale e umana. E naturalmente, con i suoi cinque morti, un giallo di tutto rispetto.

    27.04.'09
    Petros Markaris, La balia (Paliá, poly paliá), tr. it. di Andrea Di Gregorio, "Narratori stranieri" - Bompiani, pp. 288, € 18,00