L’uomo Dragon | Garry Disher

Gialloliva | Trasmessa il: 12/01/2005




Se mancano due o tre giorni a Natale, il caldo è sempre più insopportabile e l’estate si annuncia più arida e opprimente del solito, evidentemente siamo in Australia o da quelle parti lì, il che può essere interessante, perché il nuovissimo continente, per quel che ne sappiamo, rappresenta un modello di quel tipo di società “evoluta”, urbanizzata e con quel tanto di incertezza valoristica e identitaria in cui il giallo, in teoria, dovrebbe allignare,  per cui ogni volta che arriva qualcosa da laggiù ci si aspetta chissà che.  DI fatto, poi, dall’Australia ci giungono solo delle variazioni abbastanza futili sui modelli europei e americani, come i pastiches accademici di Robert Barnard o le esagerazioni pseudoteologiche di Andrew Masterson, in cui il fatto che il protagonista creda di essere la reincarnazione di Gesù Cristo non aggiunge molto alla banalità splatter delle trame.  Il fatto è che, mentre altrove il giallo ha avuto tutto il tempo di sviluppare, nella molteplicità delle esperienze, una propria cifra stilistica e narrativa, la situazione agli antipodi è ancora troppo fluida per permettere generalizzazioni a priori.

       È per questo che dobbiamo essere grati alla Marcos y Marcos per aver pubblicato la traduzione di L’uomo Dragon di Garry Disher, del 1999.  L’autore ha esplicitamente dedicato i suoi quaranta e passa romanzi alla descrizione del South Australia, la “terra della lana e del grano duro”, il paese in cui grandi città moderne sorgono in mezzo a immense distese agricole e a pascoli sconfinati, in un specie di sconcertante guazzabuglio socioculturale ed economico.  In particolare, la serie che ha dedicato all’ispettore Hall Challis, della polizia della Mornington Peninsula, a sud di Melbourne, rappresenta un tentativo particolarmente riuscito di utilizzare a quel fine le convenzioni e gli schemi narrativi del sottogenere procedural.  Niente di straordinario, a prima vista, eh: un gruppo di poliziotti di vario impegno e moralità, impegnati in una serie di casi e nelle inevitabili interazioni reciproche a livello personale familiari a qualsiasi cultore di telefilm.  Apparentemente è tutto fin troppo normale: il repertorio varia dall’ispettore  dal volto umano con situazione familiare incasinatissima alla carogna pura e  semplice, dalla madre afflitta dai soliti problemi con la figlia adolescente alla collega di mezza età che si sorprende a occhieggiare il bel giovanotto che sta installando l’aria condizionata.  Ma quello dell’Australia del Sud, evidentemente, è un mondo normale solo in apparenza: le tensioni sono in un qualche modo più forti, gli esiti finiscono con il risultare più drammatici del previsto.  E quel tranquillo angolo semirurale si scoprirà essere una terra da incubo popolata da vandali, incendiari, rapinatori, serial killer e altre personificazioni dell’incubo contemporaneo.  Giocando sui due piani della prevedibilità di genere e della rivelazione choc inattesa, Disher riesce ad attingere una specie di arbitraria orginalità.  L’Uomo Dragon non è un capolavoro, forse, ma va letto lo stesso


01.12.’05

.

Garry Disher, L’uomo Dragon (The Dragon Man, 1999), tr. it. di Aldo Arduini, "Gli Alianti" – Marcos y Marcos, pp. 313, € 14, 50