Kismet | Jakob Arjouni

Gialloliva | Trasmessa il: 01/26/2009


    Jakob Arjouni è tedesco, nonostante il nome (si tratta, di fatto, di uno pseudonimo di Jakob Bothe) e ha avuto il merito, nel 1985, di smuovere l'atmosfera, allora un po' deprimente, del giallo nel suo paese con la invenzione di un personaggio dal nome ancor meno germanico del suo, tale Kemal Kayankaya, investigatore privato. Costui, in effetti, opera a Francoforte, è nato e cresciuto da quelle parti, parla perfettamente la lingua del posto (e nessun'altra), ma è di origini turche, il che lo pone ex officio in quella condizione mezzo dentro e mezzo fuori che tanto si addice ai protagonisti del poliziesco. I tedeschi, poi, hanno sempre avuto la tendenza a prendere un po' troppo sul serio le istituzioni – il che spiega, forse, perché un genere anti-istituzionale come il giallo abbia sempre avuto in Germania una vita difficile – e può darsi che solo un personaggio con quel background possa far rivivere sulle rive del Meno i fasti di Sam Spade e Mickey Spillane. Perché Kayankaya appartiene a pieno titolo alla tradizione hard boiled: è un autentico duro, magari un po' smandrappato, un poco più spelacchiato dalla media e destinato a scontrarsi con qualche pregiudizio in più (nelle sue prime storie la gente ha una certa tendenza a rivolgerglisi con i verbi all'infinito e a dimenticare di stare parlando con uno che, dopotutto, è concittadino di Goethe), ma sempre un duro, uno che conosce per esperienza le insidie della giungla metropolitana ed è in grado di cacciarsi per curiosità, ostinazione o semplice incoscienza nei casini più immani. Come in questo suo quarto romanzo (è del 2001 e segna il suo ritorno in attività dopo quasi un decennio di assenza) in cui il bravo giovane si offre incautamente di aiutare un amico, titolare di un ristorante brasiliano nel quartiere a luci rosse, cui certi perfidoni vogliono far pagare un pizzo esagerato, viene subito coinvolto in una sparatoria con conseguente occultamento di cadavere, diventa complice di un incendio doloso, si mette nei guai con un'organizzazione paramilitare croata, pesta i piedi ai principali boss multietnici della malavita cittadina, prende un sacco di botte e rischia una pagina sì e una no il collocamento a riposo forzato e permanente. Ma violento, ostinato e, soprattutto, vitale qual è riuscirà ad arrivare all'ultima pagina, per scoprire, ovviamente, che estortori, terroristi e malavitosi non sono privi di qualche interessante connessione con il ceto dirigente della capitale economica della Repubblica Federale.
    Kayankaya, lo avrete capito, è simpaticissimo, anche se la scrittura di Arjuni non è esattamente la più accattivante del mondo, abbastanza ruvida di suo e sempre sospesa tra il sarcasmo e il mélo. Non si tratta, comunque, di un personaggio normale, né di un autore normale: diciamo che ci troviamo davanti a un caso unico a livello europeo e speriamo che per il prossimo romanzo non ci facciano aspettare altri vent'anni.

    26.01.'09
    Jakob Arjouni, Kismet (Kismet, 2001), tr. it. Lisa Scarpa, "Gli Alianti" Marcos & Marcos, pp. 268, € 15,00