Incontro a Daunananda | Giancarlo Narciso

Gialloliva | Trasmessa il: 05/29/2006




Giancarlo Narciso, tra gli scrittori italiani di noir, occupa una posizione particolare.  È molto vicino, per interessi e frequentazioni letterarie, agli autori del genere neoavventuroso, ai Cappi, agli Altieri, ai Di Marino che raccontano, su un modello che per noi si esprime soprattutto nei nomi di Eric Ambler e Ian Fleming, ma non esclude ascendenze più dotte e più varie (Conrad, Maugham, persino il nostro Salgari…), delle affascinanti storie di azione ambientate in terre esotiche.  In effetti, sotto il nome di Jack Morisco, anche lui ha pubblicato un certo numero di romanzi di quel genere su Segretissimo, l’unica collana che dà spazio a questo tipo di produzione, pur imponendo ai suoi autori dei trasparenti pseudonimi anglosassoni.  Tuttavia,  le avventure che Narciso firma con il proprio nome, come questo Incontro a Daunanda, sono un tantino più complicate.  L’ambientazione è sempre esotica, naturalmente, ma su uno sfondo tropicale trattato con più realismo di quello cui siamo avvezzi, si muovono dei personaggi tratti da una realtà che ci è tutt’altro che estranea.   Non per niente il suo primo romanzo in ordine di stesura, Le zanzare di Zanzibar (uscito nel ’95) affrontava, in faticosa simultaneità editoriale con il Puerto Escondido di Pino Cacucci, il tema degli ex sessatottini espatriati, mettendo in scena, tra il DiEfe, il Porto, Oaxaca, Atitlan, Guatemala e altri posti del genere, una sorta di  noir neoromantico, segnato piuttosto vistosamente dalla consapevolezza della crisi delle ideologie.   Poi il suo personaggio si è trasferito dal Messico a Singapore, dove ha vissuto una storia che, mutatis mutandis, sarebbe piaciuta a Raymond Chandler (Singapore sling, 1998) ed è infine approdato a Lombok, in Indonesia, un’isola che sembra la quintessenza del paradiso tropicale, ma in cui, visto che anche lì è arrivata la globalizzazione, si trova a dover affrontare una complicata storia di “doppi”: rivoluzionari un po’ incerti nelle proprie motivazioni, avventurieri di bassa lega, belle ragazze dal comportamento abbastanza ambiguo e altre figure apparentemente familiari ai frequentatori di spiagge esotiche, che però, misteriosamente, incontrano (o evocano) il contrario di sé, ponendo al protagonista il problema di compiere, proprio sullo sfondo di uno di quei paesaggi in cui di solito ci si inserisce per sottrarsi ad alternative del genere, una definitiva scelta di campo.  E visto che l’elemento avventuroso è più organicamente sviluppato del solito, è come se anche Narciso avesse incontrato il suo doppio, il Jack Morisco di cui sopra, sintetizzando le maniere di entrambi in un prodotto letterario di grande maturità.   E visto che la Daunanda del titolo è, evidentemente, un luogo dello spirito e non una destinazione turistica, è ovvio che la saga non è ancora finita.  Narciso non è uno di quegli autori di storie esotiche che ricava i suoi sfondi esclusivamente dalle guide della Lonely Planet: viaggia molto e passa parecchio tempo all’estero, per cui la sua produzione ha dei ritmi fatalmente più rilassati di quella dei suoi colleghi di genere.  Ma, a costo di dover aspettare un anno o due, vale la pena di tenerlo d’occhio.


29.05.’06

Giancarlo Narciso, Incontro a Daunananda, Dario Flaccovio Editore, pp. 367, € 14,50