Imprinting alla rovescia

La caccia | Trasmessa il: 10/28/2001



Avete presente quei cani che, non paghi di riportare zelantemente al padrone il pezzo di legno o il qualsivoglia altro oggetto che lui ha lanciato lontano, prendono l’iniziativa di andare a frugare nei cespugli o a raspare nel sottobosco alla ricerca di qualche oggetto da deporre ai piedi dell’essere umano cui si sentono affettivamente legati?   La situazione, per costui, può essere fastidiosa e persino imbarazzante, perché la preda in questione, di solito, è rappresentata da un qualche disgustoso fracidume d’incerta origine vegetale o animale, ma non ci si può fare niente.  L’amico quadrupede è lì che agita freneticamente la coda e ti fissa compiaciuto con quei suoi occhioni affettuosi e tu, per quanto infastidito, o addirittura disgustato, non hai altra scelta che quella di elargirgli l’agognata carezza.   Lui, d’altronde, agisce in buona fede.  Fin da quando era cucciolo, grazie a quel meccanismo psicologico che gli etologi definiscono di imprinting, ti ha identificato una volta per tutte come il suo capobranco e oggi ti rende l’omaggio che, nella cultura canina, al capobranco si addice.   I cani non conoscono le finezze dell’etologia e non sanno che noi scimmioni abbiamo un sistema sociale e un quadro valori abbastanza diversi da quelli di loro lupi.
        L’osservazione non vi sembri strana, ma si direbbe che a un analogo processo di imprinting siano stati sottoposti in tenera età i più autorevoli membri del governo italiano.   Basta vederli all’opera nell’attuale contingenza internazionale.  Anche loro presentano al capobranco una quantità di offerte che non gli sono state richieste e, forse, non sono neanche desiderate.  E non si tratta certo di pezzi di legno o carcasse animali.  Qui si offrono aerei, mezzi, navi, soldati: sei Tornado da ricognizione, un B707 per il rifornimento in volo, un C130 per il trasporto tattico,  quattro elicotteri Mangusta A-129, un cacciatorpediniere (o, a scelta, la portaerei Garibaldi), due fregate per la scorta ravvicinata, una nave da rifornimento, un reggimento blindato, una compagnia del Genio, una compagnia di difesa Nbc (che chissà che cos’è) e una di carabinieri paracadutisti, per non dire di gruppi specializzati nella bonifica ordigni esplosivi e di una quantità imprecisata di addetti al sistema logistico.  
        In realtà, spiace un poco scherzare su questi argomenti, ma lo zelo con cui gli uomini del centrodestra si sono messi (ci hanno messi) a disposizione della guerra è, francamente, penoso.  Certo, ci sono trattati da rispettare e impegni da mantenere, purtroppo, ma nulla, in quei documenti impegnava a un simile atteggiamento unilaterale.  D’altronde lo Stato maggiore si è affrettato a far sapere che le forze armate italiane “sono vicine al logoramento”, perché gli impegni esteri sono già troppi.  I capoccia della Nato, evidentemente, preferiscono degli alleati più attrezzati ed efficienti.
        Non so se avete assistito, giovedì sera, all’esibizione del ministro della difesa, alla trasmissione televisiva dell’ineffabile Bruno Vespa.  Sedeva, il ministro, circondato da alti ufficiali e militari di truppa e, senza alcun contraddittorio politico, perché i due esponenti dell’opposizione invitati in video preferivano risolutamente litigare tra di loro, si sforzava di accreditare l’immagine di un paese praticamente in guerra.  Ma ogni volta che ai generali e agli ammiragli presenti si chiedeva quando e dove le forze al loro comando sarebbero intervenute, la risposta era sempre quella: mah, chissà, forse, magari, non ce l’hanno ancora detto, vedremo.  Erano tutti ansiosi, quei bravi signori, di armarsi e partire per il fronte (o meglio, erano ansiosi di armarsi e far partire, secondo l’usanza, qualcun altro), ma a nessuno sfuggiva che si trattava soltanto di un pio desiderio a livello ministeriale.
        Altro che imprinting.  Personalmente, azzarderei piuttosto l’ipotesi che i nostri governanti siano sotto l’effetto di una specie di imprinting all’incontrario.  Abbacinati dalla figura dei loro interlocutori internazionali, dei Bush, dei Blair, dei Chirac, si sono convinti di essere anche loro degli statisti.  Una persuasione, visto il loro reale livello politico, piuttosto pericolosa.  Fortunatamente , per ora si limitano ad agitare la coda, ma a cosa succederà quando qualcuno deciderà di fargli un fischio non oso davvero pensare.
28.10.’01