Il vecchio pastore

La caccia | Trasmessa il: 03/26/2000



Tutto cambia e anche il papa non è più quello di una volta.  Non so ve ne siate accorti anche voi, ma da qualche tempo l’atteggiamento dei media nei suoi confronti è sottilmente, ma percettibilmente, cambiato.  Nei soliti commenti esaltatori, nelle tradizionali cronache grondanti trionfalismo, si è insinuata, a poco a poco, una nota di compassione, velata – magari – da un filo di condiscendenza.  Il papa, il “vecchio papa”, come sempre più spesso lo si definisce, comincia a far pena.  D’altronde vi confesso che un po’ di pena la fa anche a me, che non avrei mai pensato di poter nutrire un sentimento del genere per uno come lui.  Ma che ci volete fare: quel vecchio sacerdote polacco è così ostensibilmente malconcio, così pubblicamente sofferente, mentre si aggrappa tremante alla croce per chiedere perdono dei peccati della sua chiesa leggendo un testo che occhiuti ecclesiastici in ottima salute hanno provveduto cinicamente a sterilizzare, perché è vero che lui è infallibile, ma i papi passano e la curia resta, o mentre si trascina a fatica nella terra dov’è vissuto il suo Signore, a costo di stringere la mano a una serqua di monarchi ambiziosi e di astuti politici levantini, tutta gente cui non potrebbe importare di meno di giubilei e di pellegrinaggi, ma che cerca di trarre dalla sua visita ciascuno il guadagno che può, a costo di costringerlo a visitare l’uno dopo l’altro due distinti luoghi del battesimo di Gesù, uno in Giordania e l’altro nella West Bank, che va bene che è un’ubicazione tradizionale e ha un valore soprattutto simbolico, ma allora non si capisce perché andarci in pellegrinaggio, che mentre si vede tutto questo un po’ di compassione è praticamente obbligatoria.  Quel “povero vecchio!”, l’esclamazione che sfuggì, oltre un secolo fa, alla penna del pur anticlericalissimo Carducci a proposito di Pio IX, si forma quasi automaticamente sulle nostre labbra o sui tasti dei nostri computer, prodotti di un’epoca che l’anticlericalismo non sa più neanche cosa sia.   È vero che non si può ignorare che quel vecchio dolente è stato, ed è tuttora, uno dei potenti del mondo, e che della sua potenza ha usato e usa in modi e a fini che non siamo tenuti a condividere, ma questo non inibisce la compassione.  La vecchiaia è il momento in cui ci si rende conto di come tutta la potenza terrena serva davvero a ben poco e non credo che nessuna dimestichezza professionale con l’aldilà possa confortare un gran che chiunque giunga a questa consapevolezza.
        Da questo pietismo un po’ imbarazzante, perché si rivolge, comunque, a un personaggio il cui operare consideri altamente nocivo, ti salva, provvidenzialmente, una lettera della tua banca.  La trovi nella casella della posta, la apri un po’ ansioso, perché è raro che le comunicazioni bancarie portino notizie positive, quali quella dell’accreditamento di grosse sommo sul tuo conto, ed è più facile che annuncino spese impreviste, imposizioni, balzelli e vessazione varie e ci trovi una lettera che t’informa che la banca in questione e il Gruppo Taldeitali “hanno siglato un accordo per riservarti la possibilità di acquistare una creazione di alta qualità e prestigio quale la Stilografica dedicata al giubileo.”  Si tratta, apprendi, di “una penna stilografica di indubbio valore, realizzata in soli 2000 esemplari numerati da un marchio internazionale prestigioso che ne ha curato ogni particolare per renderla adatta a celebrare l’evento più importante di fine secolo, anzi di fine millennio”.  A te, caro cliente, vengono riservate particolari condizioni di acquisto e possibilità di pagamenti anche rateali; non solo, nel caso acconsentissi all’offerta, riceverai gratuitamente “l’intera raccolta del ‘Giornale del Pellegrino’, unica testimonianza ufficiale dell’anno 2000 e del Giubileo”.  Per avere senza alcun impegno maggiori e più dettagliate informazioni basta spedire la cartolina allegata.
        Cosa c’entri con il giubileo una penna stilografica non è chiarissimo.  Nella busta c’è anche un pieghevole a colori che ti ricorda in prima pagina come “Nel 1300 una penna firmava il primo giubileo della storia” e che oggi “un nuovo magnifico strumento di scrittura firma il Grande Giubileo del 2000”, ma il collegamento, lo riconoscerete, è un po’ debole e, anzi, suona vagamente truffaldino.  Ed è improbabile, comunque, che Bonifacio VIII buon’anima si sia servito, per sottoscrivere quello storico atto, di un oggetto simile a quello che ti viene proposto e dettagliatamente descritto: una penna in argento con finiture d’oro, rubino cabochon sulla sommità del cappuccio, pennino in oro a 18 carati, portapenne rifinito in pregiata pelle di coccodrillo e ampolla per l’inchiostro in cristallo con la chiusura in argento, il tutto per una cifra che per delicatezza non viene specificata, ma che ti sarà comunicata senz’altro se sarai tanto stolto da inviare l’apposita cartolina (dopo di che, immagino, sottrarti alle sollecitazioni che ti verranno rivolte saranno davvero cavoli tuoi).
        Mentre ti appresti a lacerare busta, lettera e pieghevole per avviarli al cestino della carta straccia, rifletti sul fatto che il cinismo e la grossolanità di certi imbonitori non hanno veramente limiti.  Nulla osta, ormai, visto che Bonifacio VIII, all’atto di firmare la bolla del 1300, indossava probabilmente un paio di braghe e calzava qualcosa ai piedi, che ti arrivi un giorno o l’altro la proposta di acquistare il set di mutande del giubileo, in finissimo lino impunturate a mano, o la pubblicità di un paio di raffinatissimi mocassini pontificali.  Poi, l’occhio ti cade su una chiosa in calce all’opuscolo: l’iniziativa, riservata ai clienti della tal banca, è stata autorizzata, nientemeno, dal “Comitato centrale del Grande Giubileo dell’anno 2000”, organo di cui fino a quel momento ignoravi l’esistenza, ma non ti dice nulla di buono, ed è, udite udite, licensed by the Vatican, “su licenza del Vaticano”, n. 3606, three six o six.  Chissà a quali articoli, ti chiedi oziosamente, si riferivano le prime 3605 licenze, per non dire di quelle successive.  Ma è, appunto, una curiosità oziosa.  Nella serena fiducia che il Tempio resta saldamente presidiato dai mercanti, riduci il tutto a minuti frammenti.
        E il papa che c’entra?  Nulla, naturalmente, lui non c’entra nulla.  Il vecchio pastore non si occupa di certi commerci, si occupa solo e soltanto di anime.  Sospettare il contrario sarebbe semplicemente offensivo.
        Ma è anche vero che l’anima del commercio è la pubblicità.

26.03.’00