Il sepolcro di carta | Sergio Donati

Gialloliva | Trasmessa il: 02/08/2010


    In questa sede, di solito, non si riferisce delle ristampe, ma ci sono ristampe e ristampe e non si può negare che in questi giorni sia in edicola un'autentica rarità, che ben pochi tra gli ascoltatori – penso – possono aver conosciuto. Si tratta di un romanzo degli anni '50, di quando, cioè, Enrico Tedeschi, che dirigeva con pugno di ferro il “Giallo Mondadori”, cercava di inserire tra i suoi autori anche un certo numero di italiani. Il tentativo fallì, perché i lettori di giallisti italiani proprio non ne volevano sapere (diffidavano anche degli autori americani con un cognome italiano e perfino di eventuali cognomi italiani dei protagonisti ), ma produsse un certo numero di opere interessanti, tra cui si segnalano, in particolare, i due gialli d'azione ambientato a Roma che Sergio Donati, che allora avrà avuto poco più di vent'anni e non aveva ancora iniziato la carriera che lo avrebbe portato a essere uno degli sceneggiatori più apprezzati della nostra cinematografia, pubblicò nel 1954 e nel 1955: L'altra faccia della luna, un hard boiled con implicazioni gangsteristiche (uno dei personaggi era abbastanza chiaramente ispirato a Lucky Luciano), di cui da allora si sono perse le tracce, e Il sepolcro di carta, che ricomparve brevemente in edicola nel 1963 e, sempre in edicola, viene riproposto adesso. Si tratta di un classico noir psicologico, che con il precedente condivide il protagonista nominale, il cronista d'assalto Walter Bonelli, ma in realtà è la storia di Gianni, giovanissimo diplomato al Conservatorio, che dopo aver sognato di diventare un grande pianista si trova a suonare musichette melense in un night, viene coinvolto in una inchiesta sulla “via della droga” e nell'assassinio del proprietario del locale e finisce tra le mani di una dark lady che sarebbe piaciuta a Jim Thompson. Non una storia originalissima, a rileggerla ora, e non priva di qualche ingenuità, ma è raccontata con sicurezza e senso del ritmo narrativo ed è intrisa, ovviamente, da un fortissimo (e affascinante) profumo d'epoca. In un periodo in cui il giallo italiano prediligeva, non ho mai capito perché, i bozzetti di strapaese (anche Donati vi ci si sarebbe cimentato, con il suo terzo e ultimo romanzo) Il sepolcro di carta dipana la sua trama senza nessuna concessione al colore locale o al pittoresco, rivisitando con garbo gli stereotipi del noir e mettendo alla luce le molte nefandezze che l'Italia di allora preferiva non vedere. Io l'ho ritrovato con molta emozione, anche perché deve trattarsi di uno dei primi gialli che ho letto in vita mia, ma sono sicuro che piacerà anche voi.
08.02.'10
Sergio Donati, Il sepolcro di carta (1955), "I Classici del Giallo Mondadori" n. 1239, pp. 218, € 4,20